Abbiamo letto su Poputus, giornale per bambini allegato ogni martedì e giovedì a L'Avvenire, nel numero 2115 del 29 novembre
2018, un articolo dedicato alla questione degli inceneritori dal titolo
“Rifiuti ardenti”. Premettiamo che il giornalino è scritto molto bene, con un
taglio adatto ai ragazzi, usa parole semplici ed è sempre molto attento alla
questione ambientale. E anche l’articolo in questione inizia bene: in Italia
produciamo mediamente 500 kg
a testa all’anno, un’esagerazione. L’ideale, si dice, sarebbe quella di
produrne di meno, fare una buona raccolta differenziata e riciclare tutto.
Proprio quello che ci dice di fare l’Unione Europea. Ma ecco che, a questo
punto, l’articolo smarrisce il filo del discorso e fa nascere il “problema dei
problemi”: “Ma i rifiuti che non riusciamo a riciclare? L’unica soluzione resta
quella di bruciarli nei termovalorizzatori”. Subito dopo aggiunge: “Ma se la
raccolta differenziata migliorerà nel futuro, ne serviranno sempre di meno”. A
questo punto, pensavamo che la risposta alla totale inutilità agli inceneritori
fosse automatica. Invece l’articolo insiste: non importa, "gli inceneritori
resteranno indispensabili, serviranno ancora". E poi, "quelli moderni inquinano
poco". La perla finale, poi “l’Italia deve decidere se costruire qualche nuovo
impianto oppure se continuare a pagare per far bruciare i rifiuti ad altri”, fa a
botte con la logica. Una tale affermazione, infatti non tiene conto del tempo
necessario per costruire nuovi inceneritori, mediamente di otto anni.
Contraddice poi il concetto di economia circolare di cui tutte le altre pagine
di Popotus, anche nei numeri precedenti, sono permeate. Non tiene conto del
principio di conservazione della materia che i bambini hanno imparato a scuola, ossia che i rifiuti bruciati non scompaiono: diventano per una piccola parte energia, ma
il resto si trasforma in ceneri altamente inquinanti, da conferire in
discariche, e in sostanze volatili molto pericolose (diossine e metalli
pesanti). E non tiene conto, in ultimo, che un'alternativa agli inceneritori esiste e si può perseguire da subito: la strada è quella di Rifiuti Zero! Proprio in questi giorni, sono stati premiati i comuni ricicloni,
comuni i cui abitanti hanno saputo dimostrare che si può produrre ogni anno una
ventina di chilogrammi di secco residuo a testa, alla faccia dei “rifiuti che
non si possono differenziare”. Diciamole queste cose ai nostri ragazzi se
vogliamo provare a cambiare il nostro e, soprattutto, il loro futuro!
Comunque siamo certi che seguirà nei prossimi numeri di Popotus un bel chiarimento a queste "piccole inesattezze" ;-)
Comunque siamo certi che seguirà nei prossimi numeri di Popotus un bel chiarimento a queste "piccole inesattezze" ;-)
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