sabato 9 novembre 2019

No alla pigrizia, differenziamo l'immondizia al Cantoni di Treviglio


Ieri mattina all'Istituto Agrario "G. Cantoni" di Treviglio (BG) abbiamo terminato l'ultimo incontro di formazione "No alla pigrizia, differenziamo l'immondizia" per avviare tutta la scuola (docenti, studenti e personale ATA) a svolgere in modo corretto (e consapevole!) la raccolta differenziata: cosa ci dice l'Unione Europea, l'isola di Henderson e il docu-film "Midway", un pizzico di De Lavoisier e qualche minuto di "Sporchi da morire", che cos'è l'economia circolare, cos'è la strategia Rifiuti Zero e la Tariffa Puntuale, e poi qualche regola per fare bene la raccolta differenziata, sfatando da subito i tanti falsi miti sulla plastica e gli imballaggi di plastica "puliti".
Oltre al percorso formativo, come 5R Zero Sprechi abbiamo consegnato alla scuola anche i bidoni necessari (recuperati da materiale di scarto) per dotare tutte le aule dei contenitori necessari. Ringraziamo la preside per averci dato fiducia e tutti i ragazzi e i docenti per la grande partecipazione. Per noi è stata una bellissima esperienza, che speriamo di poter replicare in tante altre scuole. 

Un semino l'abbiamo piantato; ora speriamo che nasca un grande albero 

venerdì 1 novembre 2019

Rifiuti e Raccolta Differenziata: raccontare le cose a metà non aiuta



Raccontare le cose a metà crea sempre confusione.
Scoprire che tanta plastica "riciclata correttamente" finisca negli inceneritori o nei cementifici è come scoprire l'acqua calda: basta andare a vedere da cosa è comporto il #CSS, alias Combustibile Solido Secondario, tutto "molto green" e sbandierano in ogni angolo dei quotidiani da Italcementi e a2a quando parlano di i "carburanti alternativi" e di "teleriscaldamento fatto per recuperare energia da rifiuti di cui non si sa che farcene"...
Sicuramente, in una logica di Economia Circolare e di Rifiuti Zero, come ribadisce Enzo Favoino in fondo all'articolo, occorre Ridurre tantissimo la quantità di plastica (e d rifiuti) che immettiamo sul mercato. E quindi ben vengano tutte le delibere plastic free che stanno diventando la moda del momento in tantissimi comuni (dove magari ci si ferma solo a quello, NdR)...
Vero è anche, però, che, rispetto al racconto un po' confuso che emerge leggendo questo articolo di Luisiana Gaita comparso stamane su Il Fatto Quotidiano, occorre che i Comuni continuino a fare la Raccolta Differenziata, aiutando i cittadini a farla sempre meglio, fornendo indicazioni sempre più corrette.
Il passo successivo? Beh, la strada è solo una: responsabilizzare i produttori a realizzare imballaggi utilizzando materiali riciclabili al 100%. E in questo contesto penso che il Governo (e Corepla) dovrebbe rivestire un ruolo centrale. Insomma, occorre far sì che insieme alla Riduzione, al Riuso, al Riciclo e al Recupero, l'industria sia obbligata ad attuare la quinta erre: la Riprogettazione.
Poi sarà più facile eliminare anche il Decreto Clini e smetterla di incenerire materiale che si può, anzi, si deve riciclare. Perché bruciarlo, oltre che dannoso per la salute, è pure economicamente stupido.

sabato 26 ottobre 2019

Teleriscaldamento e rifiuti a Bergamo



Ho letto con enorme interesse le due pagine che L’Eco di Bergamo ha dedicato giovedì 24 ottobre al progetto di ampliamento della rete di teleriscaldamento a Bergamo ad opera di a2a e di Rea, con un investimento di oltre dieci milioniDi seguito, alcune considerazioni.Innanzitutto chi sino a ieri a Bergamo parlava di “temo valorizzazione” dei rifiuti utilizzava una terminologia errata. Infatti, per stessa ammissione di Lorenzo Spadoni, amministratore delegato di a2a, leggo che il calore prodotto bruciando rifiuti, durante la notte non “produce” nulla, non essendo richiesto calore nelle abitazioni. Immaginiamo che la stessa cosa valga anche nelle stagioni calde, quando non è necessario accendere alcun calorifero. Quindi per gran parte dell’anno queste enormi stufe, da anni, bruciano rifiuti e basta, senza alcun ritorno in termini di calore o di energia come ci è stato propinando fino a ieri in ogni salsa... E anche quando producono calore, lo fanno con una bassissima resa energetica: 25% ad essere buoni.In un altro articolo, benché si insista nel parlare di “economia circolare”, viene scritto nero su bianco che gli inceneritori, incredibilmente, non fanno sparire tutta la materia che bruciano (viva De Lavoisier, aggiungo…): circa un 25-30% di quanto incenerito resta sulle griglie dell’inceneritore sotto forma di ceneri che devono essere poi stoccate (con costi non da poco) nelle miniere di sale in Germania. Gli inceneritori, quindi, non risolvono alcun”problema dei rifiuti”, ma anch’essi producono rifiuti altamente tossici. Leggo poi, in un altro articolo, che il nuovo assessore all’ambiente di Bergamo “promette” di avviare la tariffa puntuale (uno dei capisaldi della strategia Rifiuti Zero) entro il 2020. Ora, se la memoria non mi inganna, nella precedente campagna elettorale del 2014 (!), l’attuale sindaco Giorgio Gori, spalleggiato in conferenza stampa dall'attuale viceministro all'Economia Antonio Misiani, aveva fatto analoga promessa. Promessa poi rimandata sempre di anno in anno sino all’attuale. Insomma, è da sei anni che “a Bergamo si farà la tariffa puntuale”, ma si continua a rimandare questa attuazione. Spero solo che non si decida di adottarla a partire dalla calende greche… Veniamo ora ai motivi tecnici di cui parla l'assessore Zenoni: non vorrei che fossero della stessa a2a… in effetti se si ha bisogno di un enorme quantitativo di rifiuti per implementare questo progetto di teleriscaldamento, ma allo stesso tempo si avvia un servizio di raccolta differenziata in cui si incentiva la differenziazione dei rifiuti, premiando economicamente i cittadini virtuosi e riducendo il secco residuo del “sacco nero”, qualche problema potrebbe insorgere. I paesi scandinavi che hanno investito negli anni Ottanta/Novanta enormi quantità di denaro pubblico per creare una rete di teleriscaldamento (portati spesso ad esempio anche sulle pagine de L'Eco di Bergamo) infatti, in questi anni stanno affrontando un’enorme crisi: non hanno più rifiuti da bruciare! L’Europa, infatti, a differenza di quanto dice in un altro articolo Marco Sperandio presidente di Rea Dalmine, ci chiede di ridurre i rifiuti, riciclarli e recuperare materia, non certo di incenerirli. Anzi, proprio nell’ultimo pacchetto sull’economia circolare si chiede ai paesi membri di smetterla di incentivare gli inceneritori (vedi certificati verdi, gli ex cip6, presenti ancora nella nostra bolletta energetica). Già perché, che ci crediate o no, l’industria degli inceneritori è l’unica al mondo che si fa pagare la materia prima per funzionare: circa 100 € per ogni tonnellata di rifiuti inceneriti “per produrre calore”.Da ultimo merita di essere sottolineato l’aspetto sanitario, nonostante le sperticate rassicurazioni che “tutto va bene e tutto è a norma”. Se il forno funziona a temperature oltre gli 800 gradi centigradi, h24, infatti, non si formano le diossine, ma mi pongo qualche domanda sulle nanoparticelle (particelle più piccole delle Pm 2,5) che un recente studio canadese ha stabilito con assoluta certezza essere causa di tumori. Resta poi da spiegare come si facciano a cambiare i filtri che “fermano tutte le altre polveri” (perché ogni filtro prima a poi si riempie e va sostituito…). In questi momenti si dovrà pur spegnere il forno, le temperature si abbasseranno, con conseguente produzione di diossine (e in questo caso non c’è filtro che possa fermarle..). Insomma, prima di permettere un investimento così cospicuo (parliamo di oltre dieci milioni) sarebbe auspicabile, per fugare ogni dubbio, una bella indagine epidemiologica (con metodo Crosignani). Purtroppo non ho ancora visto un’amministrazione farne eseguire una (magari ad un ente autonomo, e non all’azienda che gestisce l’inceneritore, come invece si è soliti fare in Italia).Dopo aver tirato le somme, direi che dieci milioni potrebbero essere spesi in modo diverso, magari proprio in quei “pannelli fotovoltaici” citati come unità di misura.

domenica 1 settembre 2019

Verso Zero Sprechi 2019: i video dell'incontro


Durante il nostro evento Verso Zero Sprechi 2019 alle ore 16 si è tenuto un dibattito con tre illustri relatori sul tema dell'economia circolare e delle buone pratiche di Rifiuti Zero. 

Dapprima Rossano Ercolini, Goldman Enviromental Prize 2013, presidente di Zero Waste Europe e coordinatore del Centro di Ricerca Rifiuti Zero di Capannori, ci ha parlato dei 10 passi per arrivare a Rifiuti Zero. L'obiettivo è molto ambizioso e difficile, ma la strada per arrivarci è virtuosa e positiva per tutti noi, soprattutto per l'economia che, vista la situazione attuale, ha l'obbligo di camminare sullo stesso binario con l'ambiente. 

E' stata poi la volta di Enzo Favoino, coordinatore scientifico della Zero Wate Europe, che, con il suo intervento "L'economia circolare e l'iniziativa europea sulle plastiche: tra strategia e comportamenti quotidiani", ha fatto chiarezza sul tema, spesso controverso, delle bioplastiche e della differenza tra compostabile e biodegradabile.

Da ultimo, Roberto Cavallo, fondatore delle cooperativa Erica, e famoso per le apparizioni come rifiutologo durante la trasmissione "Scala Mercalli" e ultimamente ad UnoMattina Estate, ci ha spiegato come "Prevenire Conviene" per avere una vera economia circolare, (che a lui piace definire dell'abbastanza) riportando esempi e ricerche.

Qui sotto trovate i video degli interventi. Buona visione e buon ascolto! 





giovedì 29 agosto 2019

#VersoZeroSprechi2019



#VersoZeroSprechi2019
Ci avviciniamo al 1° settembre e come saprete il chiosco del bocciodromo sarà il punto ECOristoro. I titolari già piuttosto attenti alla differenziata colgono questa occasione per dare una ulteriore spinta verso la sostenibilità e da domenica non ci saranno più bottiglie di plastica per l’acqua ma solo lattine. Inoltre, su nostro suggerimento, hanno deciso di adottare i “bucatini di pasta“ in alternativa alle classiche cannucce.
Se tutti facciamo poco, insieme possiamo fare molto.

martedì 27 agosto 2019

There is No Planet B Garda


#thereisnoplanetbgarda
A Manerba del Garda un evento #RifiutiZero.
Abbiamo fornito le attrezzature adeguate e abbiamo trasferito le nostre esperienze.
È stato installato un ecopoint ben visibile (punto conferimento unico dei post-consumo) presidiato da tutor preparati sulla differenziata.
Ottima la scelta di utilizzare 
#Amicobicchiere, un bicchiere in plastica dura che diventa gadget e che chi acquista può utilizzare anche a casa o in altre occasioni. 
Un punto di distribuzione di acqua pubblica depurata per non utilizzare bottiglie in plastica e le stoviglie compostabili hanno fatto il resto.
Tutto ciò ha portato ad avere una differenziata di ben oltre il 90%.
Complimenti agli organizzatori e ai volontari che han dimostrato per l’ennesima volta che
"se tutti facciamo poco, insieme possiamo fare molto". #5RZeroSprechi

domenica 25 agosto 2019

Verso Zero Sprechi



Una domenica dedicata alle buone pratiche per essere più sostenibili, partendo dall'attenzione per la gestione efficace dei rifiuti ed arrivando alla tutela del nostro Patrimonio Verde.
Ci aiuteranno in questo percorso Luca Regina con il suo ECOCIRCUS, l'associazione Piantumazione Selvaggia con cui alle 10.30 pianteremo 5 alberi nel parco ed i nostri volontari che per tutto il giorno saranno a vostra disposizione, anche per i più piccoli.
Dalle 16 ci sarà l'intervento di 3 illustri relatori, Rossano Ercolini, Enzo Favoino e Roberto Cavallo, che parleranno di raccolta differenziata e buona gestione di ciò che comunemente chiamiamo "rifiuto" per farlo diventare "risorsa"
Ci sarà anche spazio per parlare dell'importanza degli alberi e del progetto della Grande Muraglia Verde per contrastare l'avanzare del deserto, con la partecipazione di Pasquale Policastro, vicepresidente delle fondazione Coeur Verte e di alcune volontarie che hanno partecipato al progetto.




venerdì 23 agosto 2019

Spesa a rifiuti zero: qualche piccola dritta



Oggi il nostro presidente Marco Migliorati ci ha fatto dono di una sua "pillola di saggezza" per rendere la spesa che facciamo a "zero sprechi".

"Benché sia per il negozio di vicinato e cerco sempre di fare la spesa dal contadino dietro casa, mi capita a volte di andare a fare la spesa presso il supermercato. Lì, nel reparto frutta e verdura, una volta pesata la merce, devo appiccicare lo scontrino adesivo sulla busta compostabile (vi ricordate? quelle di plastica sono ormai vietate...).
Bene, una volta giunto a casa e tolta la frutta e la verdura dalla busta, purtroppo, se abbiamo appiccicato senza attenzione lo scontrino, dovremo gettare anche la busta che si romperà (ed essendoci sopra lo scontrino, prodotto con carta chimica, dovremo gettarla nel secco residuo). Ora, se invece prestiamo un po' di attenzione e appiccichiamo lo scontrino nella parte alta della busta, incollandolo magari vicino ai lembi che utilizziamo per chiuderla, con un semplice colpo di forbici riusciremo a liberarci dello scontrino (che andrà nel secco residuo) permettendoci poi di riutilizzare la busta compostabile: il tutto a zero sprechi.

Le buste compostabili, se di dimensione "normale", sono ottime per la raccolta dell'organico; se le dimensioni, invece, sono particolarmente ridotte, e avete degli amici pelosi in casa, io vi consiglio di usarle per raccogliere le deiezioni canine (che così si posso gettare poi nell'organico).

Ecco le 5 regole per aiutare l'ambiente



"Voglio fare qualcosa per salvare il Pianeta", più facile a dirsi che a farsi. Avere un comportamento più sostenibile, vicino all'ambiente, capace di ridurre i consumi e contribuire alla battaglia contro il cambiamento climatico è oggi uno degli impegni più ricercati – anche in termini di prodotti – da parte dei consumatori. Un recente sondaggio della società Nielsen ribadisce ad esempio come la "sostenibilità" sia ormai una tendenza, un atteggiamento che le persone pretendono sia negli acquisti sia nel comportamento delle altre persone, a partire dal vicino di casa. Ma come si può essere realmente "sostenibili" e come si può trasmettere questo desiderio ad altri perché più persone possibile adottino abitudini più attente alla salute del Pianeta? Se lo è chiesto il sito The Conversation che ha analizzato 320 articoli accademici che parlano dei comportamenti sociali dei consumatori. Dall'analisi di questi studi ha sintetizzato 5 percorsi, individuali e condivisi, per tradurre la sostenibilità in azioni concrete.


1. L'azione

Mostrare ad altri cosa si può fare per aiutare l'ambiente è un ottimo modo per essere sostenibili, sostiene The Conversation. In quanto "animali sociali" siamo abituati a seguire le azioni di altri soprattutto su questioni etiche e quando osserviamo un comportamento che riteniamo "giusto" siamo più portati a seguirlo. Ecco perché servono degli "ambasciatori". Un esempio riguarda il solare: è stato dimostrato che laddove un sostenitore dei pannelli solari decide di installarli ben visibili nella propria casa è in grado di "reclutare" o convincere il 63% dei residenti e dei vicini ad acquistare e installare altri pannelli. E' una forma di 'influenza sociale' riscontrata anche in altri contesti, come ad esempio un campus universitario: se gli studenti si impegnano nel realizzare una compostiera e a riciclare correttamente, altri studenti seguiranno automaticamente il loro esempio. 

2. Le abitudini

Sempre dall'analisi di studi accademici si evince come per "costruire una nuova abitudine sostenibile bisogna prima rompere le cattive abitudini". Una regola che – osservano gli studi – è più facile da attuarsi quando si affronta un grande cambiamento nella vita: ad esempio, le persone che si trasferiscono o iniziano un nuovo lavoro hanno maggiore tendenza a ridurre l'uso dell'auto ed evitare di inquinare. Ma non sempre è facile cambiare rotta: ecco perché gli studi comportamentali suggeriscono come strategia quella di applicare sanzioni anziché premiare comportamenti positivi. Quando la nuova abitudine avrà preso piede, si potrà allora rinunciare alla sanzione. Per creare "abitudini sostenibili" è inoltre necessario avere sempre un ritorno informativo su ciò che si sta facendo: quando ad esempio si ha coscienza costante e in tempo reale dell'energia che si consuma nella propria casa, il consumo diminuisce tra il 5 e il 15%.

3. La coerenza

In tema di sostenibilità gli articoli universitari analizzati da The Conversation raccontano come la "coerenza" sia un concetto imprescindibile. Le persone sono più stimolate ad azioni sostenibili se ci sono benefici personali per esempio in termini di salute, oppure se sanno che le loro azioni contano per l'ambiente, ma per avere successo parole e azioni di sostenibilità devono soprattutto essere coerenti. In uno studio è stato analizzato ad esempio il caso di un hotel che con uno sforzo per aiutare l'ambiente è diventato plastic free, ha iniziato ad offrire articoli da bagno compostabili e ha chiesto agli ospiti di risparmiare energia nelle stanze. Ha funzionato: i clienti hanno ridotto i consumi del 12%. Se però un appello o una campagna per la sostenibilità non appaiono coerenti, l'effetto è inverso: spesso aumentano sprechi e consumi.

4. La trasparenza

Gli studi sui comportamenti sociali ci ricordano che quando si parla di sostenibilità vanno considerati sia cuore che testa. Sentimenti positivi, orgoglio e divertimento possono influenzare le persone a vivere positivamente le loro azioni sostenibili per l'ambiente mentre il contrario, ad esempio stimolare il senso di colpa per ciò che non si sta facendo, raramente risulta efficace. Ciò che più conta – sostengono le ricerche – è informare correttamente e farlo in modo tale che i consumatori si preoccupino di un problema. Un esempio? "Le etichette energetiche delle lampadine che evidenziano i Watt utilizzati hanno uno scarso effetto sui consumatori. Al contrario, quelle che mostrano i possibili risparmi in 10 anni hanno quadruplicato gli acquisti energeticamente efficienti".

5. L'esempio

Un metodo efficace per stimolare la sostenibilità ambientale è quello di usare esempi tangibili, sia a livello locale che globale, dell'effetto delle proprie azioni. Ad esempio parlare di come la natura, gli animali e le piante subiscono gli impatti del cambiamento climatico. Anche l'uso dell'immagine è importante: una fotografia di un ghiacciaio che si è ritirato a causa del riscaldamento globale è decisamente più funzionale, nello stimolare azioni sostenibili, di un grafico globale sullo scioglimento dei ghiacciai. Per trasformare le intenzioni in azioni, infine, è necessario "proiettare i consumatori nel futuro". Uno degli studi racconta per esempio che le persone a cui è stato chiesto di considerare la propria eredità per i posteri con la domanda "come sarò ricordato?" hanno effettuato il 45% di donazioni sopra la media ad enti benefici che operano per arginare il cambiamento climatico.

di Giacome Talignani, La repubblica del 13 agosto 2019 

domenica 18 agosto 2019

Addio plastica. E la borraccia diventò cool

Oggi sulle pagine de La repubblica si parla dell'uso delle borracce, che sta sempre più prendendo piede, non solo tra i giovani. Ovviamente anche noi della 5R Zero Sprechi ci abbiamo pensato: il 1° settembre, durante la giornata #VersoZeroSprechi potrete, con una piccola offerta, avere le nostre bellissime borracce, personalizzate 5R.  Perché la borraccia che portiamo tutti i giorni con noi manda un messaggio immediato e di grande popolarità: tengo a me stesso e all'ambiente che mi circonda! 



Non serve soltanto a idratarsi e non è soltanto un gesto di attenzione per l’ambiente. È parte di noi e dice chi siamo. La borraccia, che prima acquistava soprattutto chi faceva sport, o chi non voleva rinunciare all’acqua fresca ovunque, è diventata un oggetto di culto, più modaiola dello zaino ultimo modello, più personalizzabile della cover del telefonino. E se le modelle e attori la esibiscono, non è a loro (o non soltanto a loro) che va il merito di aver convertito molti italiani alla bottiglia in alluminio.
Il caso della borraccia è emblematico del potere dell’istruzione, perché le prime campagne per dire basta alla bottiglietta di plastica sono passate dalle scuole e ora dalle università. Le lezioni di educazione ambientale nelle primarie hanno spesso avuto come primo obiettivo quello di eliminare la bottiglietta da mezzo litro dallo zaino. Quando sposano una causa, i ragazzini sono dei formidabili crociati e hanno passato la parola in casa. Nei Comuni del Chianti fiorentino di Barberino, San Donato e Tavarnelle, per esempio, già dal 2014 un migliaio di bambini ha avuto in dotazione una borraccia di alluminio riutilizzabile: se anche l’oggetto ha fatto presa su almeno un altro componente della famiglia, la diffusione del messaggio è stata capillare. Su un effetto domino per eliminare la plastica dal Comune conta anche Milano, dove il sindaco Beppe Sala ha annunciato che al primo giorno di scuola, a settembre, a tutti gli studenti di elementari e medie sarà consegnata una borraccia di alluminio. Sala ha anche anticipato che le borracce saranno poi consegnate ai dipendenti delle partecipate e dei servizi pubblici. Le amministrazioni, stanche di smaltire quintali di plastica, sono infatti altre promotrici dell’uso della borraccia, con la sua distribuzione (con tanto di logo del Comune) ai dipendenti, come ha fatto Verona nel 2018. Lo scorso maggio a Udine un altro ottimo impulso al successo delle borracce: la conferenza dei rettori ha aderito al progetto "plastic free" scegliendo di partire dalle piccole abitudini quotidiane ed eliminare le bottiglie di plastica. Molte università (Roma Tre, Teramo, Basilicata, Catania, tra le altre) hanno cominciato a distribuire le borracce agli studenti.
Non ultimo è arrivato il design, che ne ha fatto oggetti che si comprano nei negozi dei musei o si personalizzano con il proprio nome, la squadra del cuore, il messaggio o il "cappottino" isolante per tenere l’acqua fresca.
«Le campagne contro la plastica stanno facendo presa sulle persone — osserva Roberta Sassatelli, sociologa dei consumi della Statale di Milano — e a diffondere l’uso delle borracce è stata anche un’altra battaglia ecologista, quella contro la privatizzazione dell’acqua. Esibire la borraccia è un modo per prendere posizione, fare la propria parte. In più, essendo un oggetto che si porta sempre con sé, permette di mandare un messaggio immediato e di grande popolarità: la borraccia dice: "Tengo a me stesso e all’ambiente"».

Cristina Nadotti, La repubblica, 18 agosto 2019

sabato 17 agosto 2019

"La Svezia ricicla bene ma deve importare i rifiuti". Ma vi siete chiesti il perché?


Gira sul web un video in cui si "decantano" le lodi della Svezia, talmente virtuosa nella gestione dei rifiuti...  da doverli importare...

Ma voi vi siete domandati perché una nazione ha bisogno di rifiuti?

Io non ci vedo assolutamente nulla di positivo...
Quello che succede alla Svezia è un po' quello che succede in tutti i Paesi del Nord (che ogni tanto mi tocca leggere che dovremmo prendere a modello, tipo la Danimarca con il suo fantasmagorico inceneritore dove si scia sul tetto)... Purtroppo sono stati dei grandi sveglioni perché hanno creduto a quei gonzi (ce ne sono anche da noi) che alla fine degli anni 80 gli hanno detto: "costruiamo un bel po' di termovalorizzatori (parola magica!), così bruciamo i rifiuti per fare energia e per produrre il calore necessario per scaldarci le case!".
Ecco, lasciando perdere l'aspetto sanitario delle diossine e dei metalli pesanti (da loro meno evidente perché l'aria non "ristagna" come da noi, visto che i continui venti disperdono tutto, evitando l'effetto aerosol che invece caratterizza la nostra Pianura Padana...) ora si trovano un duplice problema da affrontare:
1) l'Unione Europea, mentre loro hanno costruito una marea di inceneritori, ha emanato delle direttive sui rifiuti incentrate sul recupero della materia [direttiva europea 98/2008] perché, da un punto di vista economico, ci si è accorti che costa molto di più produrre nuovamente un oggetto partendo dalla materia prima (produrre la plastica dal petrolio, per esempio) piuttosto che riciclare (produrre la plastica da altra plastica). Facendo due conti, la resa energetica che si ottiene bruciando è del 25% circa, riciclando del 100%...
2) non avendo più nulla da bruciare, mentre comprano rifiuti in giro per il mondo, devono risolvere il cul-de-sac in cui si sono infilati trent'anni fa: hanno investito milioni per costruire impianti che si sono rivelati un bluff e sono ormai ampiamente superati (e ora ci vogliono soldi per uscire da questo sistema...). Perché quando anche gli altri Stati si accorgeranno che rende, economicamente parlando, molto di più riciclare piuttosto che mandare a bruciare, cosa bruceranno visto che non ci saranno più rifiuti?

E noi vorremmo infilarci in questo tunnel costruendo un inceneritore per provincia?? oppure investire 800 milioni (penso a Lecco) per fare il teleriscaldamento?? No grazie, preferirei che venissero fatte scelte più oculate... molto meglio cominciare a incamminarci verso #RifiutiZero 😎

mercoledì 14 agosto 2019

Verso Zero Sprechi

Ci vediamo il 1° settembre a Brescia!
#VersoZeroSprechi


Decoro urbano a Castegnato: seconda puntata


Guardate che meraviglia! Continua il progetto in collaborazione con Fakko e Fase, i due writers che, insieme alle ragazze e ai ragazzi della YOUth in Action della 5R Zero Sprechi, e la prezioso contributo della BCC, stanno diffondendo attraverso l'arte, messaggi in difesa dell'ambiente, abbellendo zone solitamente degradate e grigie nel comune di Castegnato.






Siamo orgogliosi di voi, bravi!

domenica 4 agosto 2019

Decoro urbano a Castegnato anche grazie alla 5 Erre



Come ti abbellisco la città? 
Semplice: prendi 4 cabine dell'Enel, mettici dei giovani molto bravi e volonterosi (Daniela, Gianfranco, Luciano e Marino della nostra Youth in Action) che preparano un progetto, approvato dall'amministrazione comunale di Castegnato, e che poi provvedono a pulire la zona dai rifiuti accumulati in anni di incuria (differenziandoli accuratamente!), due bravi writer (Fakko e Fase), un prezioso contributo (in questo caso, della BCC) e il "gioco" è fatto!




Le città moderne spesso hanno angoli grigi e tristi, ricoperti come siamo da tanto cemento, e questo bel progetto di decoro urbano cerca di dare un po' di colore all'ambiente che ci circonda...
Bravi ragazzi! 
E grazie al sig. Turelli per gli scatti fotografici







P.S. il "gioco", ovviamente, non è finito, ma è in corso :-)
Ci risentiamo appena i lavori saranno ultimati. 

Aggiornamento: ecco i lavori finiti!. Che ne dite? Per noi è un vero e proprio spettacolo! I ragazzi ne hanno approfittato anche per lanciare un messaggio importante: fumare, oltre a far male, è nocivo anche per l'ambiente che ci circonda: Sì, perché, se per caso non lo sapete, ricordatevi che le cicche inquinano. Bastano due mozziconi per uccidere l’80% dei pesci che nuotano in un litro di fiume o di mare.





domenica 28 luglio 2019

Earth Overshoot Day 2019



Oggi, 29 luglio, cade l'Earth Overshoot Day 2019: la Terra, oggi, ha esaurito tutte le sue risorse annuali. E non pensate che l’Italia se la passi meglio: noi, queste risorse, le abbiamo già finite il 15 maggio. Oggi è il giorno in cui gli esseri umani hanno consumato quello che la natura è in grado di produrre in un anno. 
Forse conviene cominciare a farsi qualche domanda sul nostro stile di vita, certamente sempre più irresponsabile. Perché di questo passo, abbiamo solo due possibilità: o andiamo su un altro pianeta, o #cambiamo, cominciando dal fare una #RivoluzioneEcologica basata sull'azzeramento degli sprechi e su una reale #EconomiaCircolare 
#RifiutiZero #5RZeroSprechi


mercoledì 17 luglio 2019

CRAZY COW FEST 2019


Anche quest'anno, come ormai tradizione consolidata, l'Associazione 5R Zero Sprechi ha "aiutato" la Crazy Cow affinché la loro festa fosse a Rifiuti Zero. E l'edizione 2019, come già annunciato qualche giorno fa, ha avuto anche il riconoscimento ufficiale da parte di Zero Waste Italy di evento Rifiuti Zero.



Gli organizzatori hanno prestato la massima attenzione nel seguire le giuste indicazioni: hanno partecipato con molta attenzione agli incontri di formazione, hanno scelto con cura il materiale in modo che avesse il minor effetto impattante nella produzione di secco residuo, sono stati eliminati i cestini "non presidiati" sparsi nell'area della festa, ed è stato creato un unico punto di raccolta dei rifiuti, l'Ecopoint


Al termine della tre giorni di festa, ecco i numeri: 
  • Plastica 22 sacchi da 120 lt
  • Vetro lattine 10 contenitori da 240 lt
  • Carta cartone 3 contenitori da 1100 lt
  • Organico 3 contenitori da 1100 lt + 3 da 600 lt
  • Secco residuo 500 lt circa (composto sopratutto da teli tnt e scontrini)
  • Altre plastiche 2 kg circa
  

In conclusione, un bel 96% di raccolta differenziata
Ennesima "prova provata" che i rifiuti non esistono!

domenica 14 luglio 2019

Esempi della quinta erre



Tutti gli amici di #RifiutiZero conoscono le 5 erre di Paul Connett: 1) Riduzione 2) Recupero 3) Riuso 4) Riciclo. E la quinta? La quinta è dedicata al #Riprogettare. Ecco, quello della #Lavazza ne è un esempio fantastico. 
Avanti così, perché i rifiuti non esistono 💪
#EconomiaCircolare
In occasione del torneo di Wimbledon, che si concluderà il 14 luglio, di cui è sponsor ufficiale, Lavazza ha ufficialmente lanciato le tazzine commestibili e le cialde fertilizzantiLe tazzine commestibili sono realizzate con una miscela di cereali e potranno essere mangiate subito dopo aver bevuto il caffè. Le cialde fertilizzanti – che prendono il nome di Eco Caps – saranno introdotte dal mese di novembre e andranno a sostituire tutte le cialde della gamma A Modo Mio. Sono realizzate in bioplastica, sono biodegradabili e diventeranno un fertilizzante dopo 180 giorni dal loro utilizzo. Marco e Giuseppe Lavazza, vicepresidenti dell’azienda produttrice di caffè, hanno dichiarato di aver ideato questi prodotti per la vicinanza al tema della tutela dell’ambiente e verranno inizialmente lanciati in Inghilterra, Francia e Germania in quanto si potrà capire se l’approccio verso la nuova offerta sarà uguale o diversa da paese a paese. L’inserimento delle tazzine commestibili e delle cialde fertilizzanti nel mercato italiano avverrà al termine di questa fase di sperimentazione e a seconda dei risultati ottenuti.
Fonte: cucchiaio.it

mercoledì 10 luglio 2019

Incenerire i rifiuti non conviene economicamente e fa male alla salute



Intervista al nostro esperto Gianluca Cuc rilasciata l'anno scorso ad un giornalista (a margine del Convegno svoltosi a Brescia il 18 novembre del 2017) che poi non è mai stata pubblicata da nessun giornale...

All’interno dell’associazione 5R di che cosa si occupa in particolare?
Nella 5R faccio parte del team degli esperti; principalmente seguo la parte dello smaltimento e del riciclo. Per quanto riguardo il riciclo seguo quello delle materie plastiche, mentre per quanto riguarda lo smaltimento mi occupo della questione inceneritori e annessi.

Per quanto riguarda lo smaltimento tramite termovalorizzatore, quale parte segue in specifico?
Seguo tutta la parte che è inerente di fatto all'incenerimento in sé, quindi emissioni e impatto delle stesse sull'area circostante, ecc.

Perché secondo lei il riciclo non può andare di pari passo con l'utilizzo del termovalorizzatore? In fondo non tutta la parte che viene buttata nei rifiuti può essere riciclata...

Perché pescano nello stesso stagno: la riduzione e il riciclo dei rifiuti vanno in contrapposizione con il concetto di incenerimento che di fatto ha bisogno di rifiuti per funzionare.

Resta comunque quella parte che non può essere riciclata e di quella cosa ne facciamo?

Partiamo intanto col dire che l'inceneritore non è la spada del laser di un cavaliere Jedi che vaporizza tutto quello che tocca, ma è un impianto che rispetto a quello che brucia ha un residuo di ceneri intorno al 10-15% in peso; con una raccolta differenziata spinta con tariffazione puntuale si può tranquillamente arrivare a una percentuale di raccolta intorno al 90 %, quindi quel 10% residuo corrisponde più o meno alla stessa percentuale che produce un inceneritore come ceneri e le ceneri come rifiuto vanno messe in discarica.

Ci sono però anche diversi progetti che stanno lavorando per riciclare le ceneri per esempio quello di metterle come antifiamma nella plastica.

A parte che sarei curioso di sapere come questo prodotto possa essere inserito nel REACH visto che all’interno delle ceneri sicuramente ci sono elementi e composti chimici che sono già tuttora vietati nel settore; resta comunque il fatto che è una tecnologia vecchia e mettere oggi una carica inerte all’interno della matrice polimerica, vuol dire fare quello che si faceva 20-30 anni fa. Oggi gli antifiamma sono attivi ossia creano barriere contro il fuoco oppure producono acqua e poi se un’azienda volesse utilizzare un caricato all'interno della matrice per avere lo stesso effetto antifiamma, utilizzerebbe il carbonato di calcio che ha la stessa funzione, ma a differenza delle ceneri è assolutamente inerte e privo di prescrizioni per il suo utilizzo.

Ci sono anche altri studi di riciclo per le ceneri per esempio quello di metterle negli asfalti.

In questo caso si parla di incapsulamento e personalmente mi sembra una pessima idea in quanto incapsulare qualcosa all’interno di una capsula, l'asfalto, che sicuramente è soggetto a usura e deterioramento, quindi che presto o tardi si romperà rilasciando nell’ambiente le ceneri, non può certo essere una soluzione, basta contare quante volte vengono riasfaltate le strade per comprenderne la criticità.

Parliamo adesso di emissione: spesso si accusa i gestori dei termovalorizzatori di inquinare l’ambiente e danneggiare la salute. Se però vediamo ad esempio nel sito web di A2A, le emissioni dei loro impianti sono tutte nei limiti previsti dalla legge. Quindi dove sarebbe il problema?

I limiti di emissione previsti dalla legge possono essere tranquillamente paragonati ai limiti di velocità sulla strada, come andare a una velocità superiore a quella prevista può mettere a rischio la vita delle persone, così anche i limiti di emissione hanno lo stesso principio ed è ovvio che loro debbano rispettarli, nessun pensa di istituire una medaglia a chi non supera i limiti di velocità sulle strade perché ci sembra assolutamente scontato che lo faccia di suo.
Il problema però è un altro: se da un lato i limiti di emissione sicuramente sono un parametro importante, non sono però l'unico parametro da tenere in considerazione. Infatti spesso si parla molto dei limiti, ma non si parla mai di ricadute e soprattutto dove sono presenti e quanto siano queste ricadute.
Questo tipo di studio viene effettuato solamente nella fase autorizzativa quindi basandosi solo sui numeri in parte teorici e spesso anche utilizzando programmi di calcolo un po’ obsoleti come il CALPUFF senza avere poi un riscontro con dati reali effettivi; altro problema di questi studi è che sono fatti considerando solo l'impatto dell’inceneritore privi quindi di una visione più ampia e precisa dove vengano prese in considerazione anche le altre fonti emissive.

Ma esistono metodi per fare questi calcoli o no?

Certamente. Negli Stati Uniti esiste già un sistema che fa tutti questi calcoli che si chiama NATA, è un sistema ovviamente gestito dall’EPA americano e fa esattamente tutte queste previsioni in modo che per una richiesta per un nuovo impianto produttivo di qualunque genere, si può immediatamente contestualizzare il suo impatto nell’area dove verrà collocato e quindi comprendere se il suo impatto sarà alto-basso e anche in funzione di quello che c'è già oggi in quel territorio. Personalmente ritengo utile e importante che questo sistema venga applicato anche al nostro paese... se penso per esempio alla pianura padana che spesso è soggetta ad avere, specialmente nella stagione invernale, un'alta concentrazione di polveri sottili (PM10 e PM2,5) per la mancanza di vento e precipitazioni, potrebbe essere uno strumento utile a comprendere meglio quali attività sono sostenibili e quali no.

A parlare di attività sostenibili e no, non pensa che si rischia di innescare una nuova recessione o comunque un nuovo rallentamento economico e a causa di questa chiusura a nuove attività produttive?

Qui si sta parlando di sostenibilità ambientale quindi si sta parlando di fatto di impianti industriali ad alto impatto emissivo e che io sappia gli unici impianti di questo tipo che potrebbero essere realizzati sono solo gli impianti di incenerimento o di pirolisi perché dubito che in Italia qualcuno si metta a costruire una nuova grande fonderia o un nuovo grande cementificio, quindi a parer mio l'impatto sull'economia per questo genere di restrizioni è di fatto irrilevante, non è comunque con questo genere di impianti produttivi che si possa pensare di far ripartire l'economia; la spina dorsale dell’economia Italiana è la piccola e media impresa, è da queste entità che dobbiamo partire per parlare di crescita economica.

Però anche queste attività di piccola e media impresa hanno bisogno di energia per poter funzionare e il termovalorizzatore comunque produce energia e quindi svolge un ruolo importante anche per loro
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In questo caso intanto l'inceneritore non produce energia, ma per definizione recupera energia dai rifiuti perché se producesse energia non potrebbe bruciare rifiuti in quanto non sono classificati come combustibile; ovviamente dipende anche da quanto costa l'energia che produce ed in questo caso gli studi dell’agenzia governativa americana dell’energia ci dicono che il costo è circa 6 volte superiore al costo che si avrebbe producendo la stessa energia con le turbogas a metano che però hanno un impatto ambientale decisamente inferiore a quello di un inceneritore. Quindi si può tranquillamente concludere che l'energia prodotta dall’inceneritore è un energia estremamente costosa (vedi allegato)... invece per essere competitivi sul mercato globale avremmo bisogno di produrre energia a basso costo.



Quindi la sua proposta è spegnere tutto e poi fare solo la raccolta differenziata
Ma è davvero realizzabile o è solo un sogno?
In realtà in Slovenia questa scelta è stato già fatta e applicata in quanto loro non hanno inceneritori e hanno deciso di non costruirli, puntando solo sulla raccolta differenziata spinta per la gestione dei rifiuti; per noi che li abbiamo e li stiamo utilizzando chiaramente l'idea è un percorso che dura qualche anno e che porta a un progressivo spegnimento dei vari impianti in funzione, utilizzando come in Slovenia la raccolta differenziata spinta. Il nostro è un viaggio e come tale va affrontato a tappe; la priorità ora è quella di avviare la raccolta differenziata spinta in tutti i comuni, che infatti è uno degli obiettivi della nostra associazione.

Quindi con la vostra proposta c'è bisogno di tempo per risolvere il problema, ma a questo punto non avrebbe più senso costruire qualche termovalorizzatore almeno per poter uscire dall’infrazione europea sulla gestione delle discariche?

L'infrazione europea non è data dalla mancanza di inceneritori nel nostro paese, ma dal fatto che noi mandiamo in discarica rifiuti non differenziati che avendo un alto contenuto calorico violano la normativa europea. Se noi facessimo una raccolta differenziata spinta separando carta e plastica chiuderemmo subito l’infrazione.
Realizzare nuovi inceneritori non può essere una soluzione anche perché ci vorrebbero dai 6 ai 7 anni (anche 10, NdR) per costruirne uno, mentre con la raccolta differenziata spinta in un paio d'anni al massimo potremmo risolvere il problema. Certo, spetta poi anche ai cittadini impegnarsi nel fare questa raccolta, ma dalla nostra esperienza risulta che comunque la popolazione è sensibile all'argomento e quindi è pronta a farla... E come diciamo sempre noi della 5R zero sprechi, “se tutti facciamo poco, insieme possiamo fare molto”.