sabato 16 dicembre 2017

Paderno Franciacorta: ancora indicazioni errate su come fare la raccolta differenziata


Segnaliamo alcune indicazioni errate presente sul calendario 2018 distribuito dal Comune di Paderno Franciacorta ai suoi cittadini per educarli ad un conferimento dei rifiuti presenti nel calendario 2018.
La comunicazione è uno dei principali strumenti utilizzati per infornare ed educare alla corretta raccolta differenziata. 



Ricordiamo altresì che nella piazzola ecologica del comune in questione è presente un cassone dove poter conferire le cosiddette "altre plastiche" che normalmente, non potendo essere conferite negli imballaggi di plastica, andrebbero sì messe nel secco della raccolta indifferenziata. Attivarsi in una direzione e comunicare poi di fare il contrario non ci sembra un comportamento coerente...

Speriamo che il Comune di Paderno Franciacorta, dopo aver letto le nostre segnalazioni (inviate anche via mail) possano porre rimedio quanto prima a questi "errori", aggiornando le comunicazione almeno sul sito web e sui social.

venerdì 15 dicembre 2017

Rifiuti Zero


"Rifiuti Zero” è una strategia al tempo stesso pragmatica ed utopica. Essa cerca di emulare la sostenibilità dei cicli naturali, dove tutti i materiali eliminati diventano risorse per altri.
Rifiuti zero” significa, quindi, prodotti pensati, progettati e realizzati in modo da ridurne drasticamente il volume ed eliminare la tossicità del rifiuto, conservare e recuperarne tutte le risorse, senza ricorrere a pratiche di incenerimento o sotterramento.
"Rifiuti Zero" fa bene al portafogli (perché fa risparmiare) e fa altrettanto bene alla nostra salute.
Grafica realizzata da Cittadini reattivi per Wired Italia

giovedì 7 dicembre 2017

IL TERMOUTILIZZATORE DI BRESCIA - Dati e domande a confronto: il video della conferenza



Per chi non è potuto esserci, pubblichiamo il filmato della conferenza tenutasi sabato 18 Novembre a Brescia presso il Teatro Cascina Pederzani in Via Colle di Cadibona 5, alle ore 15, IL TERMOUTILIZZATORE DI BRESCIA - Dati e domande a confronto, organizzato e promosso dall’Associazione 5R Zero Sprechi.


Sono intervenuti: Gianluca Cuc, chimico esperto in inquinamento ambientale, Associazione 5R Zero Sprechi, Roberto Fiorendi, esperto in gestione e trattamento rifiuti, Associazione 5R Zero Sprechi, Gianluigi prof Fondra, Assessore con delega all’Ambiente del Comune di Brescia, Celestino dott. Panizza, Associazione Medici per l’Ambiente (ISDE Italia), Lorenzo ing. Zaniboni, responsabile impianti, A2A Ambiente.
Ha moderato il dibattito il dott. Pietro Gorlani,  giornalista de “Il Corriere della Sera”.
Introduce (e chiude) il nostro Marco Migliorati. Buona visione e buon ascolto.

No al CSS nei cementifici


Perché siamo contro l'utilizzo del CSS nei cementifici, al fianco dei tanti cittadini che si battono per tutelare la propria salute.
#NonBruciamoIlNostroFuturo


sabato 2 dicembre 2017

sabato 25 novembre 2017

5R Zero Sprechi entra a far parte della rete Rifiuti Zero Lombardia



5R Zero Sprechi entra a far parte della rete Rifiuti Zero Lombardia!
Questa aggregazione ci permetterà di diffondere le attività Rifiuti Zero nei vari comuni con i quali la nostra associazione già collabora con vari progetti. 
Tra i vari obiettivi che ci siamo posti, c’è anche quello di sottoporre  ai comuni la delibera per un percorso rifiuti zero che impegni le amministrazioni ad una gestione virtuosa dei rifiuti seguendo i “10 passi verso rifiuti zero

martedì 21 novembre 2017

Convegno con a2a: tiriamo le somme


Un bilancio positivo dell’incontro di sabato 18 con a2a, anche se alcuni interrogativi mossi dai relatori sono rimasti senza risposta. Vista la disponibilità al dialogo, confidiamo in un secondo confronto, magari più mirato a dirimere alcune questioni rimaste sul tavolo:
- il costo dell'energia prodotta con gli inceneritori è esorbitante e altamente costosa; 
- le linee guida dell'Unione Europea non prevedono l’incenerimento (se non come "extrema ratio" e dopo aver perocorso tutte le altre strade possibili...)
- la mancanza di controllo del calcolo delle incidenze delle polveri secondarie (che sono l'80% del totale).


mercoledì 15 novembre 2017

Ecopoint: i volontari smista-tutto



«I rifiuti non esistono». È il grido di battaglia dell’ultima frontiera del volontariato nata in Bergamasca, lanciata qualche anno fa a Brembate e ora diffusa anche fuori provincia. Un piccolo e combattivo gruppo di persone si mette e disposizione durante le feste estive per differenziare ogni singolo rifiuto prodotto. Tutti i cestini vengono sigillati per obbligare le persone a riversare tutto in un punto prestabilito chiamato “EcoPoint”, dove i volontari lavorano incessantemente. Tutto viene separato e differenziato: residuo di cibo, plastica, posate. Alla fine non rimane nulla. I rifiuti scompaiono. «Differenziamo tutto - spiega Giorgio Elitropi, tra i promotori dell’iniziativa -. Il secco residuo che rimane nel sacco nero è pochissimo. Da tre anni siamo alla festa dell’oratorio e di San Vittore a Brembate, lavoriamo anche con gli scout e siamo arrivati fino a Vimercate dove abbiamo prestato servizio alla serata di raccolta fondi per le popolazioni terremotate. Abbiamo allestito l’Ecopoint anche a Ghisalba, alla festa provinciale del Movimento 5 Stelle, da sempre sensibile al tema della gestione dei rifiuti». Oltre al risultato tangibile del lavoro nelle singole serate, l’obiettivo è la sensibilizzazione: «Soprattutto la sensibilizzazione - continua Elitropi -. Abbiamo perfino studiato un quiz chiamato “dove lo butto?” per cercare di insegnare ai cittadini dove vanno gettati determinati rifiuti. Le risposte sorprendono: molti scoprono di aver differenziato per anni in modo sbagliato. Ci dovrebbe essere più informazione e disponibilità all’ascolto. Noi ci impegniamo anche per questo, perché non bastano gli obblighi, serve anche la consapevolezza di contribuire a migliorare l’ambiente e anche la salute». I volontari dell’Ecopoint sono “tifosi” della tariffa puntuale. «Certamente, per noi è la strada che le amministrazioni devono seguire - spiega Elitropi -. Comuni che avevano una percentuale di differenziata del 60% sono passato al 90%. Incentivare le persone è la strategia vincente e i risultati si vedono. Io a Brembate, dove non c’è la tariffa puntuale, pago 300 euro l’anno e metto il sacco nero una volta ogni due mesi perché a casa differenzio tutto. Chi separa male i rifiuti paga come me: non credo sia equo».
L'Eco di Bergamo, 15 novembre 2017

venerdì 3 novembre 2017

Paul Connett a Zero Waste Italy



L'intervento, pieno di energia, di Paul Connett, fondatore di Zero Waste World, in occasione di Zero Waste Italy, la 3 giorni organizzata per incontrare le amministrazioni comunali che hanno aderito alla rete Rifiuti Zero.





martedì 31 ottobre 2017

Inceneritore di Brescia: dibattito pubblico tra a2a, 5R Zero Sprechi e Isde Italia



Sabato 18 Novembre a Brescia presso il Teatro Cascina Pederzani in Via Colle di Cadibona 5, alle ore 15, si terrà la conferenza “IL TERMOUTILIZZATORE DI BRESCIA - Dati e domande a confronto”, organizzato e promosso dall’Associazione 5R Zero Sprechi.

L’incontro è aperto al pubblico e ad ingresso libero. Si tratta di un approfondimento sull’inceneritore di Brescia, il cui obiettivo è mettere a confronto i diversi aspetti del trattamento dei rifiuti, le metodologie disponibili per applicare le 5 R (Riduzione, Riuso, Riparazione, Riciclo e Recupero) indicate dalle linee guida europee a sostegno dell'economia circolare, nonché offrire un quadro completo del ruolo dell’inceneritore.
Durante l’incontro verranno forniti ai presenti gli strumenti per una valutazione oggettiva circa l'utilizzo degli inceneritori e si cercherà, allo stesso tempo, di fornire delle risposte ad alcune domande come, per esempio, che  ruolo ha oggi l’incenerimento dei rifiuti? Quanto costa produrre energia con un inceneritore? Quali le pratiche di gestione rifiuti nel resto del mondo? Quale è l’ impatto dell’incenerimento rifiuti sulla salute e l'ambiente? Quali i sistemi di controllo adottati  e sono essi sufficienti  a garantire la salute dei cittadini ?”

Saranno presenti come relatori:
- Gianluca Cuc, chimico esperto in inquinamento ambientale, Associazione 5R Zero Sprechi
- Roberto Fiorendi, esperto in gestione e trattamento rifiuti, Associazione 5R Zero Sprechi
- Gianluigi prof Fondra, Assessore con delega all’Ambiente del Comune di Brescia
- Celestino dott. Panizza, Associazione Medici per l’Ambiente (ISDE Italia)
- Lorenzo ing. Zaniboni, responsabile impianti, A2A Ambiente.

Modererà il dibattito il dott. Pietro Gorlani,  giornalista de “Il Corriere della Sera”

mercoledì 25 ottobre 2017

Riprogettare materiali all'istituto universitario LABA di Brescia



Ieri mattina con Emanuele Ballini al istituto universitario  LABA di Brescia abbiamo presentato la nostra associazione 5R Zero Sprechi ad una classe di studenti universitari  che sta lavorando ad un percorso di riprogettazione di materiali e recupero quindi di oggetti e strumenti di lavoro che altrimenti andrebbero alle discariche.
Per ora il lavoro svolto da questi ragazzi e’ concentrato sugli estintori.
Grazie a Emanuele nuovo membro della associazione che lavora nel campo della sicurezza, è stato possibile un primo approccio alla realizzazione di alcuni manufatti dei quali potete vedere delle foto che pubblichiamo.


Marco Migliorati








lunedì 16 ottobre 2017

Perché il teleriscaldamento è una "bufala"?


Domenica 15 ottobre è comparso su un sito di informazione locale un articolo, probabilmente scritto dall'ufficio comunicazione di  #a2a, in cui si decantavano le lodi sperticate del teleriscaldamento. Secondo quanto riportato, bruciare rifiuti per alimentare una rete di teleriscaldamento permette di "sfruttare il calore prodotto dalle fonti rinnovabili" [??] e valorizzare "quella porzione di rifiuti non utilmente riciclabili". 
Senza entrare nel merito di quali siano i rifiuti "non utilmente riciclabili" e della legge di conservazione della massa, argomenti su cui abbiamo speso paginate sui social e sul web, utilizzare rifiuti per alimentare una rete di teleriscaldamento, oltre a generare qualche piccolo problema di emissioni come diossine e metalli pesanti, crea un sistema "malato" in cui le politiche virtuose di riduzione dei rifiuti, avallate dalla stessa Unione Europea, subirebbero un duro colpo. Nel Nord Europa, dove hanno realizzato impianti analoghi negli anni passati, oggi sono costretti a importare rifiuti.
Se il rifiuto diventa un elemento indispensabile per far funzionare poi un sistema di teleriscaldamento, che senso avrebbe per una amministrazione comunale far fare ai propri cittadini la #TariffaPuntuale (per ridurre considerevolmente il volume del secco residuo da incenerire, e fare pagare una tari proporzionale ai rifiuti prodotti?
Anche perché poi, può capitare, come nel caso in questione, che l'azienda che gestisce la Raccolta Differenziata (leggi Aprica) è collegata a doppio filo con l'azienda che gestisce l'incenerimento dei rifiuti per fare teleriscaldamento (leggi a2a), a sua volta partecipata dall'amministrazione comunale stessa. 

A Lecco, per esempio, ne stanno discutendo animatamente da alcuni anni. E sono tanti i dubbi circa l'utilità di un tale sistema, che necessità di considerevoli investimenti per realizzare l'infrastruttura, e crea, appunto, una pericolosa dipendenza con i rifiuti.
Se non dovessero bastare quelli "prodotti in loco", si dovranno importare?
Capiamo che in Italia il cosiddetto "conflitto di interessi" non è più di moda ed è meglio non parlarne, ma magari qualche cittadino un paio di domande potrebbe farsele.
Anche perché poi sentiamo pontificare ogni giorno di "Economia circolare" (giunta, in questi giorni, alla release 4.0) e qualche sorriso (amaro) ci scappa.
Voi che ne dite?

sabato 14 ottobre 2017

Serata Rifiuti Zero a Paullo


Una serata quella di venerdì 13 ottobre all’insegna della gestione dei rifiuti come risorsa, attraverso la tariffa puntuale ben descritta dal nostro Roberto Fiorendi, e da attività di volontariato svolte sul territorio che caratterizzano la nostra associazione, esposte da Marco Migliorati.


Brunella Biava con Annamaria Laguardia e Giordano Brenna di Lodi Vecchio, insieme ad altri volontari 5R, hanno dato inizio così a Paullo al gruppo 5R Zero Sprechi che, in quanto associazione per la tutela delle risorse, si prefigge il compito di  promuovere attività a favore dell’ambiente. Durante la serata sono interventi anche vari amministratori presenti in sala, tra tutti il sindaco Federico Lorenzini, a dimostrazione che la questione "rifiuti" è oggi un argomento che catalizza l'attenzione di molti cittadini e di numerosi e attenti amministratori. 


Naturalmente questa iniziativa si inserisce in un percorso che mette al centro della comunità il bene comune; speriamo altre sì di aver portato interessanti spunti di riflessione al fine di coinvolgere i tanti cittadini di buona volontà che intendono portare il proprio portare il proprio contributo per migliorare Paullo.


Grazie a tutti coloro che hanno collaborato alla buona riuscita dell’incontro, oltre a chi non compare, ma lavora dietro le quinte.

sabato 7 ottobre 2017

La raccolta differenziata della "plastica" nel comune di Nembro: urge una piccola rettifica


Ci è giunta notizia da parte di alcuni cittadini che nel comune di Nembro (BG) le indicazioni fornite ai cittadini per come conferire gli imballaggi di plastica contengono alcune piccole inesattezze. Segnaliamo la cosa perché il comune della val Seriana da qualche tempo, come tanti altri paesi della valle, si è dotato di un sacco rosso prepagato per ottimizzare al meglio la raccolta differenziata: tutto quello che "non può essere differenziato" va conferito in un apposito sacco (a pagamento), un sistema che incentiva i cittadini, appunto, a differenziare nel migliore dei modi i vari rifiuti "prodotti", inserendo appunto nel sacco del secco residuo "poche cose".

Nella fotografia che ci è stata inviata, tratta dal calendario distribuito ai cittadini sulla raccolta differenziata del 2017, appaiono indicazioni su cosa NON conferire nella plastica e vi leggiamo una serie di informazioni "fuorvianti": piatti e bicchieri di plastica monouso sono imballaggio di plastica (come giustamente indicato) e quindi vanno nella plastica; inserire però accanto l'aggettivo "sporco" significa solo creare, appunto, confusione nella testa del cittadino. 
Un bicchiere di plastica in cui ho versato un succo di frutta, che ho bevuto tutto, è da ritenersi sporco? Per tanti cittadini lo potrebbe essere.
Un piatto di plastica nel quale ho mangiato le costine e la salamella conterranno sicuramente tracce di grasso, ma è da ritenersi sporco?  Anche qui tanti potrebbero pensare di sì.
Eppure sulle indicazioni Anci-Conai troviamo sempre scritto "pulito sommariamente dai residui di cibo", mai "sporco". La stessa cosa vale per quanto riguarda l'indicazione "plastica non pulita", una definizione che invoglia, per così dire, il cittadino a gettare questo materiale nel sacco del secco residuo.


Non sciacquare gli imballaggi prima di conferirli nella raccolta differenziata.
Non devono essere "puliti", basta che vi siano rimossi i residui di cibo.

Naturalmente siamo andati a controllare sul sito del comune e abbiamo scoperto che, effettivamente, le indicazioni fornite dall'amministrazione comunale non tengono conto delle indicazioni che invece sono riportate negli Accordi quadro tra Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani) e Conai (Consorzio Nazionale Imballaggi).

Andiamo alla pagina web del comune di Nembro, selezioniamo Raccolta differenziata e Gestione dei rifiuti  e clicchiamo sul link Modalità di conferimento della plastica

Si apre un documento in pdf (datato 2009!) nel quale leggiamo alcune indicazioni corrette su cosa conferire nella "plastica". Tuttavia, dalla pagina 23, appiano dei rifiuti che viene scritto di NON CONFERIRE NELLA PLASTICA. Tra questi, si indica in modo errato (perché andrebbero conferiti negli imballaggi di plastica, proprio come da indicazioni Anci-Conai): 
  • piatti e bicchieri di plastica monouso  [= imballaggio di plastica];
  • sacchetti delle patatine [= imballaggio di plastica];
  • confezioni di biscotti [quelli nella fotografia andrebbero nella carta/cartone];
  • articoli da cancelleria e relative bustine [= le relative bustine sono imballaggio di plastica];
  • bustine varie [nella foto di destra appare una confezione di borotalco, che riporta il simbolo 07 dei codici di riciclaggio della direttiva europea 94/62/CE ossia "Tutte le altre plastiche" quindi plastiche riciclabili].
Ci auguriamo vivamente che l'amministrazione provveda in tempi rapidi a correggere il documento presente attualmente sul proprio sito, sostituendolo con uno contenete indicazioni corrette. Inoltre, nel calendario su come fare la raccolta differenziata che starà preparando per l'anno nuovo, vorrà precisare meglio la questione sulla plastica sporca indicando la corretta definizione di pulita sommariamente, al fine di non creare un doppio danno ai propri cittadini che potrebbero essere indotti ancora in futuro a conferire (erroneamente) del materiale nel secco residuo anziché recuperarlo negli imballaggi di plastica: un possibile guadagno diverrebbe non solo un costo per le proprie tasche, ma anche un danno per l'ambiente, perché, è bene ricordarlo sempre, tutto ciò che viene buttato nel sacco del secco residuo finisce poi a bruciare in un inceneritore (in Lombardia ne abbiamo ben 13).

lunedì 25 settembre 2017

Il parlamento europeo in città. Protagonisti a tutela dell'ambiente: il video dell'incontro


Il Parlamento in città. Protagonisti a tutela dell'ambiente. Una bellissima mattinata trascorsa con gli studenti dell'istituto statale Giulio Natta di Bergamo. Presenti tra il pubblico anche due sindaci, oltre ad un consigliere regionale.
Si è approfondito il tema dell'utilizzo del CSS nei cementifici, portando all'attenzione della numerosa platea la recente petizione presentata pochi giorni fa a Bruxelles da una rete di comitati di tutta Italia su questa "stravaganza legislativa" tutta italiana...




Ci sentiamo di esprimere la nostra profonda gratitudine alla prof.ssa Maria Amedeo, preside dell'istituto Natta, per averci concesso l'uso della splendida aula magna. Ringraziamo poi la d.ssa Luisa Chiodi, direttrice dell'Osservatorio Balcani Caucaso Transeuropa (che ha organizzato con noi di 5R Zero Sprechi l'incontro) e moderatrice del tavolo di lavoro, la d.ssa Raffaella Zigon, membro di 5R Zero Sprechi, l'onorevole Eleonora Evi, europarlamentare M5S, il dott. Marco Caldiroli vice presidente di Medicina Democratica, il dott. Giorgio Elitropi di 5R Zero Sprechi, coordinatore e organizzatore di questo incontro (nonché cameraman) e il nostro presidente, Marco Migliorati.



Un grazie a tutti i volontari che hanno contribuito alla realizzazione: Sara, Gianna, Tania, Manuela, Edi, Federico.
Grazie anche ai ragazzi per la loro pazienza e al partecipato confronto e un grazie infine a tutti gli ospiti intervenuti a vario titolo anche da fuori provincia.




Complimenti al catering Magnolia che ha gestito molto bene e con qualità il rinfresco preparato al termine, con prodotti a chilometro zero e con stoviglie rigorosamente compostabili. Insomma, un evento Zero Sprechi a tutto tondo.

Ecco i video della prima parte...


e quelli della seconda parte.
Buona visione e buon ascolto!

mercoledì 13 settembre 2017

Due parole sulle macchinette mangia-rifiuti



Girano nella rete Internet video come questo sotto dove si vedono all’opera particolari macchinette mangia-rifiuti nelle quali inserire bottiglie di plastica, ottenendo in cambio soldi o buoni per fare la spesa. Queste macchinette mangia-rifiuti (Ecocompattatori) sono molto diffuse in Germania e qualcuno le vorrebbe importare anche in Italia.

In Germania, però, a differenza di quello che succede in Italia, i produttori di imballaggi sono i diretti responsabili della raccolta dei rifiuti. Queste macchinette (Ecocompattatori) sono gestiti dai produttori stessi e i soldi o buoni che rilasciano vanno a compensare il contributo che il cliente ha pagato al momento dell’acquisto del prodotto imballato.
In Italia invece gli oneri della raccolta (e, in senso più ampio, della gestione) dei rifiuti spetta per legge ai Comuni. Comuni che, attraverso i gestori, ottengono i cosiddetti rimborsi Conai (Consorzio Nazionale Imballaggi) a seconda del materiale: COREPLA (Consorzio Nazionale per la Raccolta, il Riciclaggio ed il Recupero degli Imballaggi in Plastica), COREVE (Consorzio Recupero Vetro), COMIECO (Consorzio Nazionale Recupero e Riciclo degli Imballaggi a base Cellulosica), CIAL (Consorzio Imballaggi Alluminio), RICREA (Consorzio Nazionale Riciclo Imballaggi Acciaio) e RILEGNO (Consorzio Nazionale per la raccolta, il recupero e il riciclaggio degli imballaggi di legno) calcolati sulla base dei materiali restituiti alle piattaforme Conai. In Italia dunque di mezzo, tra il produttore e il cittadino, ci sono prima il Conai e poi il Comune, per legge. Se si vuole fare qualcosa, si deve prima cambiare la legge.
Boltiere qualche mese fa è stato installato un Ecocompattatore in un supermercato piuttosto noto. Bello! Però è un po’ come tirarsi una martellata sui piedi, nel senso che se tanti cittadini di Boltiere portassero il proprio alluminio e la propria plastica (mi sembra faccia lattine e bottiglie), la Servizi Comunali passerebbe in giro per le strade il giovedì a vuoto (anche se il giro degli addetti andrebbe comunque pagato).
Inoltre la Servizi Comunali non avrebbe alluminio e plastica da restituire alla piattaforma Conai che, una volta verificata la pesata, rimborsa il valore di alluminio e plastica al Comune di Boltiere.
Dunque il famoso Ecocompattatore si prende l’alluminio e la plastica belli puliti, se li vende e ci guadagna e ai cittadini di Boltiere resta il dover pagare il giro del giovedì.Qualcuno potrebbe quindi suggerire: “Allora potremmo togliere il giro del giovedì di plastica e alluminio e non pagare più il giro!”
Sì, però non tutti hanno tempo e voglia di andare all’Ecocompattatore e quindi il giro del giovedì non si potrebbe togliere.
Fonte: Meetup della Media Pianura Bergamasca

P.S. L'articolo in questione è stato scritto nel novembre del 2015. Di certo da allora la situazione specifica descritta (soprattutto quella riferita all'ecompattatore di Boltiere) è cambiata.
Resta sicuramente attuale il concetto espresso: se un tale sistema si pone come "alternativa concorrente" perché gestita da una società diversa rispetto al gestore che fa la Raccolta Differenziata in paese, il sistema non regge (e tutto quanto scritto sopra, ahimé, è ancora attuale); se invece, come sta avvenendo in questi ultimi tempi in molti altri paesi (si pensi, per esempio, al comune di Parma) gli ecocompattatori sono gestiti dalla stessa società che poi effettua anche la Raccolta Differenziata, allora le cose cambiano decisamente perché decade la concorrenza e entrambi gli strumenti "remano" nella stessa direzione.

lunedì 4 settembre 2017

Protagonisti a tutela dell'ambiente


Quali sono le possibilità per i cittadini di interagire con le istituzioni europee in maniera più diretta? Quali le opportunità e gli ostacoli inerenti alla presentazione di petizioni? Che ruolo svolge il Parlamento Europeo nella tutela dell’ambiente?
A queste domande, e a tante altre che sorgeranno spontanee in platea, si proverà a dare una risposta durante l’incontro pubblico che l’Associazione 5R Zero Sprechi e l’Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa hanno organizzato per Venerdì 22 settembre 2017, a partire dalle ore 11, presso l’aula magna dell’Istituto Tecnico Industriale Giulio Natta, in via Europa, 15 a Bergamo, messa gentilmente a disposizione dalla preside, la professoressa Maria Omodeo.

Dopo i saluti iniziali di Marco Migliorati, presidente dell’Associazione 5R Zero Sprechi, interverranno come relatori Eleonora Evi, eurodeputato del Movimento 5 Stelle e membro della commissione petizioni e di quella ambiente, Marco Caldiroli, vicepresidente di Medicina Democratica e Raffella Zigon, membro di Associazione 5R Zero Sprechi. A moderare l’incontro, Luisa Chiodi, direttrice dell’Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa.

Durante i lavori, verrà presentata la petizione che numerosi comitati di cittadini di diverse zone d’Italia, unitisi in un unico coordinamento nazionale, hanno depositato al Parlamento Europeo pochi giorni fa in merito all’utilizzo nei cementifici del Combustibile Solido Secondario.

Una volta varato il Decreto Clini, nel 2013, un numero sempre crescente di cementifici italiani hanno richiesto di alimentare i propri impianti con un determinato tipo di rifiuti (gomme, pneumatici, plastiche, fanghi esausti da lavorazione industriale) definiti Combustibili Solidi Secondari (CSS), che hanno sì un costo minore rispetto ai combustibili tradizionali, ma il cui utilizzo all’interno di strutture diverse dagli inceneritori ha creato non poche preoccupazioni per l’ambiente e per la salute umana.
Ormai quasi tre anni fa Italcementi di Calusco d’Adda ha chiesto alla Provincia di Bergamo l’autorizzazione per bruciare ben 110 mila tonnellate di CSS e, nonostante le numerose rassicurazioni dell’azienda in tema ambientale, alcuni comitati di cittadini residenti nelle zone interessate dai fumi di ricaduta dei camini, visti i valori crescenti delle emissioni, hanno richiesto, raccogliendo quasi 10.000 firme, che venisse svolta un’analisi epidemiologica “preventiva”.

La tavola rotonda, aperta a tutti, farà seguito ad un primo incontro che, a partire dalle ore 9:30 sempre presso l’aula magna dell’Istituto Tecnico Industriale Giulio Natta, sarà rivolto esclusivamente agli alunni dell’Istituto, e durante il quale Eleonora Evi spiegherà agli studenti, al fine di contribuire a una migliore comprensione del ruolo nella vita democratica dell’Unione e nella definizione di politiche europee per i diritti fondamentali, il funzionamento del Parlamento europeo.

Al termine della mattina, seguirà un rinfresco a km zero, a rifiuti zero e a zero sprechi.


Associazione 5R Zero Sprechi

mercoledì 30 agosto 2017

Sul riciclo delle plastiche e il ruolo del plasmix



Bisogna smettere di raccogliere differenziatamente certa plastica? E’ necessario pensare ai destini del plasmix solo in termini di incenerimento? Raddrizziamo un dibattito che è nato storto (gli inglesi direbbero “biased”, ossia inclinato e “non imparziale”, nella direzione sbagliata) - Da lettori attenti ed utenti consapevoli degli spazi di FB, avrete notato che, carsicamente, riaffiorano di tanto in tanto, e con una certa accelerazione nelle ultime settimane, articoli, interviste, inchieste sulle difficoltà di riciclo della plastica. La cosa è stata messa in agenda dalla recente crisi di collocazione del cosiddetto “plasmix”, quella quota di plastiche eterogenee di basso valore, spesso avviate ad incenerimento. La declinazione iniziale del dibattito pareva suggerire che, esaurite le capacità di assorbimento da parte degli inceneritori, non ci fosse destino possibile per il plasmix (sia detto per inciso: sarebbe bello tornare un giorno sul tema del perché gli inceneritori preferiscono bruciare rifiuti urbani a basso potere calorifico, anziché plastiche ad elevato potere calorifico – una risposta c’è, ed è un’altra evidente sconfessione del mito prometeico del c.d. “recupero energetico”, ma è un’altra storia, qui per esigenze di linearità la tralasciamo, e un giorno magari ci torneremo). Questa declinazione/inclinazione iniziale della discussione (poi corretta grazie ad alcune ottimi interventi sul tema) prevedeva l’assenza clamorosa di un argomento (la possibilità di recuperare materia anche dalle plastiche eterogenee) e tendeva a suggerire, per generazione spontanea, un esito improprio del dibattito stesso: realizziamo ulteriore capacità di incenerimento, o restringiamo l’estensione delle raccolte differenziate della plastica alle sole frazioni (oggi) riciclabili. Avete già capito quanto stiamo per argomentare: errori concettuali, e sillogismi impropri, del tutto irricevibili. Mettiamo un po’ di cose a posto. Do il mio contributo mediante alcune note sul plasmix che avevo strutturato qualche settimana fa allo scopo di metterle a disposizione di alcuni attori del dibattito, che stanno portando avanti le istanze che ci stanno a cuore. Penso sia arrivato il momento di allargarne la condivisione. Come sempre, non nella presunzione che vengano integralmente condivise, ma per riempire con ulteriori argomenti alcuni clamorosi spazi bianchi nella discussione. Consideratele dunque un "repertorio di argomenti" per sostenere il confronto e partecipare, ognuno secondo il proprio ruolo ed angolazione, al dibattito sulle difficoltà relative al recupero del plasmix. 
ANZITUTTO: a livello nazionale, circa il 40-50% delle plastiche da RD sono costituite da plastiche eterogenee ("plasmix") che residuano a valle dei processi di selezione (in genere basati su linee di separazione ottico-pneumatica, dopo una prima separazione dimensionale e balistica) nelle piattaforme COREPLA. La percentuale italiana è grosso modo allineata con quella UE. DUNQUE: la classificazione di tali materiali come "plasmix" non è chimica, né merceologica, ma riferita ad una semplice scelta operativa, ossia quella di fermare i processi di selezione e riciclo dopo il recupero dei polimeri di maggiore valore (PET, HDPE, a volte PP ed LDPE) e fare terminare i vari altri polimeri (PS, a volte LDPE e PP, altre plastiche e materiali accoppiati, ma le scelte possono cambiare da piattaforma a piattaforma) nell'aggregato eterogeneo, perché presenti in percentuali basse o perché di valore minore. ATTENZIONE: corre qui l’obbligo di precisare che, ad ogni modo, le eventuali criticità nel riciclo di tali materiali (criticità non assolute, in quanto, come specificato ai punti successivi, le tecnologie di recupero esistono) non possono essere usate a supporto della affermazione, fatta temerariamente da taluni, che "bisogna differenziare solo quanto si recupera". In realtà, il meccanismo della Responsabilità Estesa del Produttore (EPR), istituito dalla Direttiva Imballaggi e recepito nel nostro ordinamento nazionale con il Dlgs 22/97 (Decreto Ronchi) e l''istituzione del sistema CONAI, prevede che la differenziazione sia strumento per restituire ai produttori TUTTI gli imballaggi immessi al consumo, e non solo quelli riciclabili. Questo, per conseguire un duplice scopo: - tenere comunque le (dis)economie di gestione di tali materiali in carico ai produttori, e non alla collettività - indirizzare anche in tale modo, a medio termine, le scelte industriali verso gli imballaggi più durevoli, riutilizzabili, riciclabili. In altre parole, se differenziamo e consegniamo ai consorzi di settore anche gli imballaggi per i quali si incontrano criticità nel recupero, le diseconomie di tali criticità resteranno in carico ai consorzi di settore, e dovrebbero essere un ulteriore stimolo per la riprogettazione degli imballaggi nella direzione della sostenibilità di gestione del fine vita (che l’entità del contributo ambientale sia poi in Italia relativamente bassa, e non consenta di esercitare appieno questa funzione di indirizzo, è altro ragionamento, per quanto complementare, e può essere sviluppato con dovizia di argomentazioni ed evidenze, come molti hanno già fatto, ed ottimamente. Ma qui, interessa il principio). 
RIPRENDIAMO il filo. Come già accennato, esistono ad ogni modo le tecnologie di recupero del plasmix, basate essenzialmente su processi di densificazione/estrusione. Tali tecnologie consentono di ottenere manufatti (bancali, vasi, bidoni, elementi di arredo urbano) di tipo durevole ed a loro volta riciclabili analogamente a fine vita. L'Italia ospita diverse iniziative antesignane in tale direzione, in Toscana, nelle Marche, altri operatori hanno sviluppato tecnologie ora installate all’estero (es. Slovenia, sotto la spinta delle reti e delle strategie RZ). A questa famiglia di tecnologie fa riferimento anche il progetto Ecopulplast promosso dal Centro di Ricerca RZ di Capannori assieme alle cartiere di Lucca, per recuperare il pulper da cartiera (la componente di scarto, a larga prevalenza plastica, che residua dalla selezione idrodinamica della carta da macero prima della sua reimmissione nel ciclo di produzione della carta). Sia detto incidentalmente: nel corso di una attività di cooperazione internazionale con la città di Vynnitsia (Ucraina, 300.000 ab.) abbiamo trovato in loco una Azienda che recupera 300.000 t/anno di plasmix proveniente da tutta Europa, e producendo soprattutto manufatti tecnologici (sistemi di drenaggio, canalette, coperchi per tombini) destinati al mercato Nord Americano - il che significa per loro rispettare anche gli standard tecnologici di settore. Le foto a corredo di queste note sono state scattate proprio in tale Azienda e ritraggono alcuni di tali manufatti. Tali attività sono pienamente definite dal punto di vista operativo, economico, imprenditoriale, e dimostrano la praticabilità dell'opzione, ma per il momento rappresentano esperienze "di nicchia", mentre l'ulteriore diffusione di esperienze analoghe per portare questo approccio a sistema avrebbe bisogno di misure a supporto per creare condizioni "di contesto" in grado di "mettere in agenda" definitivamente attività ed iniziative di questo genere. Qui si colloca anche una recente iniziativa parlamentare che, mediante una proposta di legge, intende dare certezze operative ed imprenditoriali al settore, - istituendo marchi per la riconoscibilità e la qualificazione dei manufatti ("plastiche seconda vita") - promuovendo gli acquisti verdi, secondo il Decreto sul GPP, nel settore dei manufatti per l'arredo urbano - prevedendo altre agevolazioni, come il credito di imposta e l'accesso a tariffe agevolate per l'energia necessaria alle operazioni di recupero. 
RIASSUMENDO: tutto ciò considerato, in una prospettiva RZ e di sostenibilità, noi riassumiamo l'approccio corretto secondo la seguente scansione di priorità: - nel medio-lungo termine, il problema del plasmix va affrontato, in coerenza con i principi della Economia Circolare, mediante lo strumento della riprogettazione dell'imballaggio, nella direzione della durevolezza, dei sistemi di deposito su cauzione per il riutilizzo, della riciclabilità, e dismettendo progressivamente le plastiche che mostrano maggiori criticità (anche se non impossibilità) nel riciclo. - come opzione transitoria e "tattica", in attesa che la riconversione dei sistemi di produzione e distribuzione imballaggi eserciti i suoi effetti virtuosi, nell'immediato va comunque promosso il recupero del plasmix come materia, mediante sistemi di densificazione/estrusione. L’Economia Circolare, e la pratica RZ che ne costituisce il migliore strumento operativo, richiedono di puntare sempre al meglio. E di non fermarsi di fronte alle criticità, ma di usare l’intelligenza e lo spirito di iniziativa per riprogettare, inventare intraprendere. Ricordiamoci sempre: sulla sostenibilità, ed il perfezionamento progressivo dei percorsi di gestione delle risorse, vale la pena di essere ambiziosi. E testardi Al piacere di rileggervi!

Enzo Favoino

giovedì 10 agosto 2017

La terra non è un videogame

Chi oggi ha 20 anni rischia di trovare nel bel mezzo della sua vita un pianeta inospitale, con un clima incattivito che gli farà vedere i sorci verdi e una crisi ambientale irreversibile che metterà a rischio salute e benessere.
Questo è l'allarme più grave e senza precedenti di cui si dovrebbe occupare chi effettivamente ne sperimenterà in futuro le conseguenze. I sessantenni di oggi magari ancora appiccicati alla sedia del potere non ci saranno più. Non ci si potrà nemmeno incazzare con questi per i guasti causati da loro indugi e maneggi. Quindi l'unica maniera di ridurre l'impatto di domani è agire oggi subito. Ma che cosa faranno i nostri ventenni? In massima parte se ne fottono. Lo dico non per partito preso né per retorica ma sulla base di una trentennale esperienza nel campo della formazione scolastica. A tutti i livelli e in gran parte della nazione sono più sensibili alle scuole materne bambini che se gli spieghi che i rifiuti uccidono fanno di tutto per raccoglierli e pulire il loro piccolo pezzetto di mondo per fino a Roma. Poi crescono assecondati dai genitori iperprotettivi e subiscono deresponsabilizzazione, apatia, distrazione. Un liceale mi disse anni fa a una cena di famiglia: "Guarda che l'ambiente non interessa nessuno".
Aveva ragione. Non voglio fare di tutta l'erba un fascio. Ci sono solo gli studenti attenti e brillanti che dopo che hai spiegato loro i rischi che corrono scelgono di studiare scienze ambientali e mi scrivono dopo un po' di tempo ringraziando per il suggerimento talora già come blasonati docenti in qualche università straniera. Ma sempre si tratta di casi isolati individuali. Manca la capacità di aggregazione, di riflessione collettiva su un problema che investe soprattutto la loro generazione, di creazione di gruppi di azione svolti a una politica attiva basata su molti fatti scientifici e poca ideologia. La rete renderebbe tutto più facile: in pochi giorni uno studente potrebbe creare un movimento mondiale di presa di coscienza e mobilitazione, ma nisba, il web lo usano per altri futili fini. In tanti anni non ho mai visto sorgere una esperienza ambientale numerosa solida e ramificata per iniziativa studentesca. In una scuola del Nord Italia i ragazzini hanno contestato che gli attribuiamo troppe responsabilità. La colpa non è loro non devono essere caricate di obbligo e poi che palle con questo catastrofismo. I problemi del futuro non interessano anche perché non li rendiamo attraenti, ludici. La vita come un videogioco. Se il medico ti diagnostica un tumore te lo devi dire ballando con gli applausi e le risate finte in sottofond. In un'altra scuola del Nord un paio di studenti decidono di organizzare una conferenza sul clima nello spazio autogestito. Lottano contro la burocrazia ostile. Bravi. Vado con entusiasmo per premiare l'intraprendenza nata da loro e non da un docente ma l'aula magna è deserta: su 1600 studenti dell'Istituto erano meno di una ventina. A una serata sul clima nel Biellese tra un pubblico di molti giovani si alza il cinquantenne negazionista di turno "Tutte balle il clima non cambia per colpa nostra". Gran fatica a combattere il signore scettico con i dati dei climatologi migliori del mondo. Dopo l'incontro i ragazzi vengono silenziosi da me a tributarmi sostegno: "Ha ragione lei" Ma perché non vi siete alzate tutti insieme a fischiarlo, comunicandogli vigorosamente che del vostro futuro preferite occuparvene voi?
E loro 'Eh siamo timidi..."

Luca Mercalli