giovedì 30 marzo 2017

L'ambiente sarà il tema del Grest 2017

 


Sapete qual è il tema del Grest di quest'anno? L'ambiente!
E come associazione 5R Zero Sprechi potevamo forse mancare alla giornata di presentazione del Grest 2017? Certo che no.
Grazie all'aiuto di don Marco Mori abbiamo potuto così far conoscere a tutte le parrocchie, per ora di Brescia e provincia, il nostro progetto dell'Ecopoint.
Perché il benessere della nostra terra passa attraverso il coinvolgimento di tutti i suoi ambienti, primi tra tutti i giovani, protagonisti del futuro, ai quali si rivolgono i volontari di 5R Zero Sprechi, sostenendoli e incoraggiandoli verso Zero Sprechi.

Un enorme ringraziamento anche ai nostri Marco, Michele e Luciano!

Marco presente al mattino...

... e Luciano impegnato nel turno "serale"

martedì 28 marzo 2017

Brescia Art Marathon 2017: i risultati dei nostri ecopoint



Aprica ci ha comunicato i dati ufficiali relativi alla Raccolta Differenziata durante l'edizione 2017 della Brescia Art Marathon, che ci ha visti impegnati in prima linea, aiutati da tantissimi volontari, con le nostre postazioni Ecopoint lungo tutto il tragitto della gara. 

Purtroppo, a differenza dell'anno scorso, quest'anno l'organizzazione non ci ha permesso di chiudere (per motivi di sicurezza) i cestini stradali. Siamo certi che i risultati sarebbero migliorati decisamente. 



Intanto "godiamoci" questo buon 80% di Raccolta Differenziata:
  • Imballaggi di plastica – 900 kg
  • Carta – 450 kg
  • Vetro – 150 kg
  • Organico – 200 kg
  • Secco residuo (Indifferenziato) – 450 kg


P.S. Ricordiamo che a Brescia, nonostante i numerosi sforzi profusi in questi ultimi mesi, non si supera ancora il  50% di Raccolta Differenziata. Forse se si eliminassero le calotte e si adottasse il sistema del porta a porta, meglio se con la tariffa puntuale, chissà... si potrebbero avere delle sorprese, che ne dite? ;-)

venerdì 17 marzo 2017

Negozi a imballaggi zero

Prendono sempre più piede, soprattutto in Svizzera, nel cantone Friburgo, negozi, anche di generi alimentari, in cui gli imballaggi sono messi la bando. Un'ottima politica per ridurre gli imballaggi e per avviarci verso Rifiuti Zero.


Niente sacchetti, niente confezioni. In Svizzera, nel cantone Friburgo, i negozi senza imballaggi stanno avendo molto successo. Un modo diverso di fare la spesa. Le p’tit tout, a Bulle, ha aperto i battenti da pochi mesi ma da subito ha attirato parecchi clienti. “Friburgo è un cantone molto legato al suo territorio e alla sua agricoltura. Si presta bene a questo modo di consumare”, ha detto alla Radiotelevisione svizzera la sua proprietaria, Virginie Pasquier. Sono una decina i negozi senza imballaggi in tutto il cantone. Uno dei più grandi è Atout Vrac, dove la scelta è ampia e non si trovano solo prodotti alimentari. I prezzi però sono un po’ più alti che nei supermercati tradizionali.
Ecco un estratto del telegiornale della televisione svizzera.

mercoledì 15 marzo 2017

Chi è il partner industriale di G. Eco?



G. Eco è una società a capitale pubblico e privato, che gestisce la raccolta differenziata dei rifiuti in numerosi comuni della bergamasca.
E sapete chi è stato individuato come partner industriale? 


“La Commissione Europea è stata chiara nel dire basta a futuri investimenti negli #inceneritori, perché una volta costruiti devono essere fatti lavorare e impediscono al sistema di evolversi. Bruxelles ha chiesto alla Bei e alla direzione generale della Commissione che gestisce i fondi strutturali di chiudere i rubinetti per impianti di questo tipo e dirottare le risorse verso il #riciclo”.
Enzo Favoino, Zero Waste Europe

venerdì 10 marzo 2017

Cosa è l'acqua supercritica?

Che cos’è l’ossidazione tramite acqua supercritica e cos’è l’acqua supercritica? (*)




L’acqua supercritica è, come dice la parola stessa, acqua, ma in un stato fisico particolare, quello supercritico appunto. Tutti conosciamo l’acqua in tre stati fisici: solido sotto forma di ghiaccio, liquido sotto forma di acqua (per esempio la pioggia o l’acqua che scende da qualunque rubinetto di casa) e gassoso sotto forma di vapore acqueo (per esempio i vapori generati da una pentola piena d’acqua che bolle). Lo stato supercritico, invece, è quella particolare condizione che si crea quando l’acqua viene portata alla temperatura di 374 °C e alla pressione di 221 bar. In queste condizioni, o a pressioni e temperature maggiori, lo stato dell’acqua è supercritico.


Allo stato supercritico qualunque composto modifica notevolmente le sue caratteristiche. L’acqua in particolare vede modificare completamente la solubilità dei suoi sali che, in queste condizioni, diventano quasi insolubili e, allo stesso tempo, vede aumentare esponenzialmente la solubilità dei composti organici (composti che contengono carbonio). Quest’ultima caratteristica permette di sciogliere in acqua qualsiasi tipo di composto orga-nico.
Se a questa miscela di composti organici in acqua supercritica viene aggiunto dell’ossigeno, avviene quella che può essere chiamata “Combustione in acqua”; infatti il sistema di ossidazione ad acqua supercritica si basa sulla capacità dell’acqua di utilizzare l’ossigeno libero presente come ossidante di tutti i composti organici, provocando a tutti gli effetti la loro degradazione completa in anidride carbonica e acqua.
Una qualunque reazione chimica che preveda l’ossidazione di un composto organico, cioè la trasformazione chimica del carbonio in anidride carbonica, produce la stessa quantità di energia sia che avvenga in aria sia che avvenga in acqua. Se avviene in acqua, la dissipazione di energia è molto inferiore rispetto a quella in aria, proprio perché l’acqua è in grado di immagazzinare il calore generato dalla reazione come aumento della temperatura o della pressione e, quindi, poterla utilizzare, da un lato per autoalimentare il processo e, nella fase finale, per produrre energia elettrica convogliando l’acqua in turbine a vapore che sfrutteranno l’elevata temperatura e pressione che ha l’acqua in uscita dal processo.
Questa tecnologia presenta un altro grande vantaggio: la reazione di ossidazio-ne-combustione avviene in modo completo grazie, da un lato alla presenza costante di un eccesso di ossigeno sempre presente durante il processo chimico e, dall’altro, alla completa solubilità dei composti organici, come già precedentemente spiegato. Inoltre, la reazione avviene in un lasso di tempo nell’ordine di 30 secondi mentre una combustione tradizionale avviene in un tempo infinitesimamente più breve e, quindi, molto più difficile da controllare. In virtù di tutto questo, durante l’intero processo, non si formano composti organici complessi come IPA (Idrocarburi Policiclici Aromatici), diossine e furani. Non si formano nemmeno ossidi di azoto e di zolfo responsabili della formazione delle nano-polveri, composti che, invece, si formano durante la combustione di composti chimici complessi e tossici come i rifiuti industriali o urbani.
Il sistema ad acqua supercritica nasce molti anni fa dalla necessità della marina militare americana di smaltire i rifiuti delle navi senza dover utilizzare l’incenerimento o lo sversamento in mare, non tanto per un’esigenza ecologica quanto strategica, cioè evitare di essere localizzati dal nemico. Questa esigenza ha così portato alla progettazione ed alla realizzazione di impianti che utilizzano questa tecnologia. Negli anni successivi si è verificato lo sviluppo di nuove applicazioni, come lo smaltimento di armi chimiche o esplosivi non più utilizzabili per le operazioni belliche. In questi ultimi anni, questa tecnologia ormai desegretata ha conosciuto un sempre crescente interesse per l’utilizzo in ambito civile, soprattutto per quanto riguarda lo smaltimento di composti altamente tossici come i PCB e gli altri composti clorurati. Oggi sul mercato sono presenti diverse aziende che producono ed installano questo tipo di impianti per uso civile. Tra questi possiamo annoverare, tra i più recenti, un impianto che smaltisce rifiuti chimici nel sud della Francia datato 2012 ed un impianto di ossidazione ad acqua supercritica per lo smaltimento di fanghi di depurazione ad Orlando negli Stati Uniti datato 2013.
È stata fatta questa scelta per due motivi importanti:
  • perché rappresenta la soluzione meno inquinante in assoluto rispetto a tutte le altre prese in considerazione;
  • perché il costo di esercizio è il più basso di tutti gli altri proprio grazie al maggior recupero di energia che si ottiene a fine processo.
Questa tecnologia sta riscontrando notevole successo. Tra i Paesi che hanno manifestato maggior interesse ci sono quelli affacciati sul Golfo Persico, in particolare per quanto ri-guarda lo smaltimento della parte residua della distillazione petrolifera. Questo tipo di smaltimento rappresenta un grosso problema e, allo stesso tempo, genera un alto contenuto calorico al suo interno. Questi Paesi stanno valutando l’acquisto di numerosi impianti ad acqua supercritica per poter recuperare più energia possibile da questi scarti e, perché no, senza inquinare. Tutto ciò è possibile poiché, come spiegato precedentemente, l’SCWO è molto più efficiente in termini di recupero energetico rispetto alla combustione tradizionale.



Una soluzione alternativa agli inceneritori per rifiuti speciali e alle discariche di amianto.
Per ulteriori approfondimenti, potete dare un’occhiata a questo progetto universitario, nato dalla collaborazione tra Politecnico di Milano, Università di Genova e SSistemi.

mercoledì 8 marzo 2017

Impariamo sì dal Nord, ma non a bruciare rifiuti!



Gentile direttore,
dopo aver letto l’editoriale di domenica dal titolo “Energie rinnovabili, impariamo dal Nord”, vorremmo fare alcune considerazioni.
Pur condividendo appieno l’accorato appello affinché anche in Italia ci si attivi sempre di più nella produzione di energia da fonti rinnovabili, prendendo appunto esempio da quanto fatto in Svezia, siamo rimasti alquanto basiti nel trovare, accanto all’eolico e al fotovoltaico, i “termovalorizzatori” (sic!) alimentati da rifiuti. La Svezia, dopo la Danimarca, ha il più alto tasso di incenerimento d’Europa, frutto di scelte politiche “miopi” avvenute oltre vent’anni fa, che hanno legato il riscaldamento delle abitazioni all’energia prodotta dalla combustione dei rifiuti. E che un domani sempre più vicino, visto anche quanto ci chiede di fare l’Unione Europea in merito alla gestione dei rifiuti, rischierà di lasciare i propri cittadini al freddo. Oggi in Svezia si brucia circa il 50% dei rifiuti urbani, ma se anche si bruciasse il 100%, gli svedesi produrrebbero solo il 4% dell’energia di cui necessitano. Inoltre, occorre considerare anche la bassissima efficienza energetica degli inceneritori, che è circa del 20%, ottimizzata al 23% nel caso di teleriscaldamento, mentre, per fare un esempio, le inquinanti centrali a carbone hanno una efficienza energetica del 40%. Bruciare plastica, prodotta con il petrolio, un derivato dal carbone, per non bruciare carbone: ci sembra una scelta poco "intelligente"...
Ricordiamo anche che gli inceneritori non risolvono assolutamente il problema delle discariche perché circa il 30% di quanto viene bruciato diventa cenere altamente tossica, che deve poi essere stoccata, appunto, in discariche speciali.
Infine, affermare che esistano inceneritori “ad emissioni zero” fa un po’ a botte con il principio di conservazione della massa per cui “nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma”: incenerire rifiuti produce emissioni in atmosfera di diossine, furani, metalli pesanti, polveri sottili e pcb. Numerose evidenze nella letteratura nazionale ed internazionale documentano incrementi del rischio ambientale legati all'incenerimento industriale dei rifiuti, anche quando questo avviene in impianti di ultima generazione.
Insomma, se viviamo in un ambiente altamente inquinato, forse, non tutte le responsabilità vanno attribuite solo alle automobili e alle stufe a legna.


Associazione 5R Zero Sprechi

sabato 4 marzo 2017

L'era degli stupidi



L'era degli stupidi [The Age of Stupidè un bellissimo film-documentario finanziato da un progetto di crowdfunding.


Così, guardandoci indietro tra 40 anni, probabilmente a bordo di una zattera, in uno scenario da Apocalisse, ripenseremo a quell'epoca in cui ci era ancora possibile fare qualcosa per evitare il disastro. E abbiamo scelto consapevolmente di non farlo.
Questa almeno è la tesi del film. The Age of Stupid è un film in bilico tra documentario e distopia fantascientifica. La trama è molto semplice. Nel 2055 un anziano signore, interpretato dall'attore Pete Postlethwaite, già visto in I soliti sospetti, si ritrova a vivere in un mondo devastato dai cambiamenti climatici e riguardando foto e filmati del 2008 si domanda: perché non abbiamo fermato tutto questo quando eravamo ancora in tempo?
Un po' retorico? O forse solo un tantino esagerato? La regista Franny Armstrong , autrice di altri film controversi come McLibel, sulla causa intentata da due cittadini inglesi contro McDonald's, è un'attivista ecologista che alla causa crede davvero. Al punto da aver dato inizio, poco prima del debutto mondiale del suo film, a una campagna di sensibilizzazione dei cittadini inglesi per ridurre le emissioni di gas serra del 10 per cento entro il 2010. 
E tra Las Vegas inghiottita dalla sabbia del deserto, l'Opera House di Sydney in fiamme, e il londinese Millenium Dome sommerso dalle acque, il 2055 che Armstrong dipinge non è davvero di quelli che vorremmo vedere. Né lo auguriamo ai nostri nipoti.

giovedì 2 marzo 2017

Suoli contaminati di Brescia. la proposta di 5R Zero Sprechi



Questa sera, giovedì 2 marzo 2017, alle ore 20:30 a Brescia, presso la Casa delle Associazioni, in via Cimabue 16, si terrà una serata che avrà come oggetto I SUOLI CONTAMINATI DI BRESCIA: La situazione attuale e le possibili soluzioni
Interverranno Massimo FAGNANO, professore associato di Agronomia e Coltivazioni erbacee presso il Dipartimento di Ingegneria agraria ed Agronomia del territorio della Facoltà di Agraria dell'Università di Napoli Federico II; Marino RUZZENENTI, storico dell'ambiente, autore del libro "Un secolo di cloro e PCB. Storia delle industrie Caffaro di Brescia" e Giampietro MACCABIANI, portavoce del Movimento 5 Stelle in regione Lombardia. 

Oltre a partecipare per ascoltare quanto verrà detto dai relatori, ci permetteremo in questa sede di leggere la proposta che vi anticipiamo qui sotto.

La questione delle bonifiche è sicuramente calda e non solo a Brescia. Sottoponiamo a tutti voi questa proposta che riteniamo un passo oltre alla importante, ma ormai ripetitiva spiegazione, di cosa succede nei vari terreni inquinati oltremodo, specialmente nella provincia di Brescia.

In un'area contaminata così vasta come quella di Brescia c'è spazio per far tutte le sperimentazioni necessarie. La proposta (che dovrebbe portare avanti l'amministrazione pubblica) in sintesi è che ad ogni azienda interessata a promuovere la propria tecnologia di bonifica venga messo a disposizione uno spazio contaminato in cui poter dimostrare la validità della soluzione proposta, a proprie spese. Gli enti preposti avranno il compito di validare i risultati ottenuti. La tecnologia con il miglior rapporto costi benefici e con il miglior livello di sostenibilità ambientale, verrà premiata con l'affidamento della bonifica dell'intera area SIN.

Le parole non bastano più, bisogna agire velocemente e questo è il metodo che propone la nostra associazione con l'intento di affrontare concretamente il problema, dimostrando sopratutto che si può bonificare efficacemente e in maniera sostenibile.

Chiediamo che l'ambiente e quindi la salute delle persone divenga una priorità, non si può continuare a parlare... è ora di agire!

Associazione 5R Zero Sprechi

Scarica qui il pdf del nostro comunicato