mercoledì 10 luglio 2019

Incenerire i rifiuti non conviene economicamente e fa male alla salute



Intervista al nostro esperto Gianluca Cuc rilasciata l'anno scorso ad un giornalista (a margine del Convegno svoltosi a Brescia il 18 novembre del 2017) che poi non è mai stata pubblicata da nessun giornale...

All’interno dell’associazione 5R di che cosa si occupa in particolare?
Nella 5R faccio parte del team degli esperti; principalmente seguo la parte dello smaltimento e del riciclo. Per quanto riguardo il riciclo seguo quello delle materie plastiche, mentre per quanto riguarda lo smaltimento mi occupo della questione inceneritori e annessi.

Per quanto riguarda lo smaltimento tramite termovalorizzatore, quale parte segue in specifico?
Seguo tutta la parte che è inerente di fatto all'incenerimento in sé, quindi emissioni e impatto delle stesse sull'area circostante, ecc.

Perché secondo lei il riciclo non può andare di pari passo con l'utilizzo del termovalorizzatore? In fondo non tutta la parte che viene buttata nei rifiuti può essere riciclata...

Perché pescano nello stesso stagno: la riduzione e il riciclo dei rifiuti vanno in contrapposizione con il concetto di incenerimento che di fatto ha bisogno di rifiuti per funzionare.

Resta comunque quella parte che non può essere riciclata e di quella cosa ne facciamo?

Partiamo intanto col dire che l'inceneritore non è la spada del laser di un cavaliere Jedi che vaporizza tutto quello che tocca, ma è un impianto che rispetto a quello che brucia ha un residuo di ceneri intorno al 10-15% in peso; con una raccolta differenziata spinta con tariffazione puntuale si può tranquillamente arrivare a una percentuale di raccolta intorno al 90 %, quindi quel 10% residuo corrisponde più o meno alla stessa percentuale che produce un inceneritore come ceneri e le ceneri come rifiuto vanno messe in discarica.

Ci sono però anche diversi progetti che stanno lavorando per riciclare le ceneri per esempio quello di metterle come antifiamma nella plastica.

A parte che sarei curioso di sapere come questo prodotto possa essere inserito nel REACH visto che all’interno delle ceneri sicuramente ci sono elementi e composti chimici che sono già tuttora vietati nel settore; resta comunque il fatto che è una tecnologia vecchia e mettere oggi una carica inerte all’interno della matrice polimerica, vuol dire fare quello che si faceva 20-30 anni fa. Oggi gli antifiamma sono attivi ossia creano barriere contro il fuoco oppure producono acqua e poi se un’azienda volesse utilizzare un caricato all'interno della matrice per avere lo stesso effetto antifiamma, utilizzerebbe il carbonato di calcio che ha la stessa funzione, ma a differenza delle ceneri è assolutamente inerte e privo di prescrizioni per il suo utilizzo.

Ci sono anche altri studi di riciclo per le ceneri per esempio quello di metterle negli asfalti.

In questo caso si parla di incapsulamento e personalmente mi sembra una pessima idea in quanto incapsulare qualcosa all’interno di una capsula, l'asfalto, che sicuramente è soggetto a usura e deterioramento, quindi che presto o tardi si romperà rilasciando nell’ambiente le ceneri, non può certo essere una soluzione, basta contare quante volte vengono riasfaltate le strade per comprenderne la criticità.

Parliamo adesso di emissione: spesso si accusa i gestori dei termovalorizzatori di inquinare l’ambiente e danneggiare la salute. Se però vediamo ad esempio nel sito web di A2A, le emissioni dei loro impianti sono tutte nei limiti previsti dalla legge. Quindi dove sarebbe il problema?

I limiti di emissione previsti dalla legge possono essere tranquillamente paragonati ai limiti di velocità sulla strada, come andare a una velocità superiore a quella prevista può mettere a rischio la vita delle persone, così anche i limiti di emissione hanno lo stesso principio ed è ovvio che loro debbano rispettarli, nessun pensa di istituire una medaglia a chi non supera i limiti di velocità sulle strade perché ci sembra assolutamente scontato che lo faccia di suo.
Il problema però è un altro: se da un lato i limiti di emissione sicuramente sono un parametro importante, non sono però l'unico parametro da tenere in considerazione. Infatti spesso si parla molto dei limiti, ma non si parla mai di ricadute e soprattutto dove sono presenti e quanto siano queste ricadute.
Questo tipo di studio viene effettuato solamente nella fase autorizzativa quindi basandosi solo sui numeri in parte teorici e spesso anche utilizzando programmi di calcolo un po’ obsoleti come il CALPUFF senza avere poi un riscontro con dati reali effettivi; altro problema di questi studi è che sono fatti considerando solo l'impatto dell’inceneritore privi quindi di una visione più ampia e precisa dove vengano prese in considerazione anche le altre fonti emissive.

Ma esistono metodi per fare questi calcoli o no?

Certamente. Negli Stati Uniti esiste già un sistema che fa tutti questi calcoli che si chiama NATA, è un sistema ovviamente gestito dall’EPA americano e fa esattamente tutte queste previsioni in modo che per una richiesta per un nuovo impianto produttivo di qualunque genere, si può immediatamente contestualizzare il suo impatto nell’area dove verrà collocato e quindi comprendere se il suo impatto sarà alto-basso e anche in funzione di quello che c'è già oggi in quel territorio. Personalmente ritengo utile e importante che questo sistema venga applicato anche al nostro paese... se penso per esempio alla pianura padana che spesso è soggetta ad avere, specialmente nella stagione invernale, un'alta concentrazione di polveri sottili (PM10 e PM2,5) per la mancanza di vento e precipitazioni, potrebbe essere uno strumento utile a comprendere meglio quali attività sono sostenibili e quali no.

A parlare di attività sostenibili e no, non pensa che si rischia di innescare una nuova recessione o comunque un nuovo rallentamento economico e a causa di questa chiusura a nuove attività produttive?

Qui si sta parlando di sostenibilità ambientale quindi si sta parlando di fatto di impianti industriali ad alto impatto emissivo e che io sappia gli unici impianti di questo tipo che potrebbero essere realizzati sono solo gli impianti di incenerimento o di pirolisi perché dubito che in Italia qualcuno si metta a costruire una nuova grande fonderia o un nuovo grande cementificio, quindi a parer mio l'impatto sull'economia per questo genere di restrizioni è di fatto irrilevante, non è comunque con questo genere di impianti produttivi che si possa pensare di far ripartire l'economia; la spina dorsale dell’economia Italiana è la piccola e media impresa, è da queste entità che dobbiamo partire per parlare di crescita economica.

Però anche queste attività di piccola e media impresa hanno bisogno di energia per poter funzionare e il termovalorizzatore comunque produce energia e quindi svolge un ruolo importante anche per loro
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In questo caso intanto l'inceneritore non produce energia, ma per definizione recupera energia dai rifiuti perché se producesse energia non potrebbe bruciare rifiuti in quanto non sono classificati come combustibile; ovviamente dipende anche da quanto costa l'energia che produce ed in questo caso gli studi dell’agenzia governativa americana dell’energia ci dicono che il costo è circa 6 volte superiore al costo che si avrebbe producendo la stessa energia con le turbogas a metano che però hanno un impatto ambientale decisamente inferiore a quello di un inceneritore. Quindi si può tranquillamente concludere che l'energia prodotta dall’inceneritore è un energia estremamente costosa (vedi allegato)... invece per essere competitivi sul mercato globale avremmo bisogno di produrre energia a basso costo.



Quindi la sua proposta è spegnere tutto e poi fare solo la raccolta differenziata
Ma è davvero realizzabile o è solo un sogno?
In realtà in Slovenia questa scelta è stato già fatta e applicata in quanto loro non hanno inceneritori e hanno deciso di non costruirli, puntando solo sulla raccolta differenziata spinta per la gestione dei rifiuti; per noi che li abbiamo e li stiamo utilizzando chiaramente l'idea è un percorso che dura qualche anno e che porta a un progressivo spegnimento dei vari impianti in funzione, utilizzando come in Slovenia la raccolta differenziata spinta. Il nostro è un viaggio e come tale va affrontato a tappe; la priorità ora è quella di avviare la raccolta differenziata spinta in tutti i comuni, che infatti è uno degli obiettivi della nostra associazione.

Quindi con la vostra proposta c'è bisogno di tempo per risolvere il problema, ma a questo punto non avrebbe più senso costruire qualche termovalorizzatore almeno per poter uscire dall’infrazione europea sulla gestione delle discariche?

L'infrazione europea non è data dalla mancanza di inceneritori nel nostro paese, ma dal fatto che noi mandiamo in discarica rifiuti non differenziati che avendo un alto contenuto calorico violano la normativa europea. Se noi facessimo una raccolta differenziata spinta separando carta e plastica chiuderemmo subito l’infrazione.
Realizzare nuovi inceneritori non può essere una soluzione anche perché ci vorrebbero dai 6 ai 7 anni (anche 10, NdR) per costruirne uno, mentre con la raccolta differenziata spinta in un paio d'anni al massimo potremmo risolvere il problema. Certo, spetta poi anche ai cittadini impegnarsi nel fare questa raccolta, ma dalla nostra esperienza risulta che comunque la popolazione è sensibile all'argomento e quindi è pronta a farla... E come diciamo sempre noi della 5R zero sprechi, “se tutti facciamo poco, insieme possiamo fare molto”.
 

2 commenti:

  1. Ma se a valle della raccolta differenziata spinta (che comunque produce anche il 30% di scarti) non si costruiscono impianti di riciclo siamo al punto di partenza...

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  2. La raccolta differenziata, se spinta e fatta bene, arriva comodamente al 90%... rifiuti zero non è solo no all'inceneritore... nei 10 passi previsti per arrivare a questo traguardo ideale c'è anche un posto importante per la "Riproduzione" di determinati oggetti che oggi, purtroppo, hanno al termine della loro "vita", come destinazione finale, la discarica o un forno di incenerimento (quella che Rossano Ercolini chiama "doppia sporca dozzina)...

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