mercoledì 8 marzo 2017

Impariamo sì dal Nord, ma non a bruciare rifiuti!



Gentile direttore,
dopo aver letto l’editoriale di domenica dal titolo “Energie rinnovabili, impariamo dal Nord”, vorremmo fare alcune considerazioni.
Pur condividendo appieno l’accorato appello affinché anche in Italia ci si attivi sempre di più nella produzione di energia da fonti rinnovabili, prendendo appunto esempio da quanto fatto in Svezia, siamo rimasti alquanto basiti nel trovare, accanto all’eolico e al fotovoltaico, i “termovalorizzatori” (sic!) alimentati da rifiuti. La Svezia, dopo la Danimarca, ha il più alto tasso di incenerimento d’Europa, frutto di scelte politiche “miopi” avvenute oltre vent’anni fa, che hanno legato il riscaldamento delle abitazioni all’energia prodotta dalla combustione dei rifiuti. E che un domani sempre più vicino, visto anche quanto ci chiede di fare l’Unione Europea in merito alla gestione dei rifiuti, rischierà di lasciare i propri cittadini al freddo. Oggi in Svezia si brucia circa il 50% dei rifiuti urbani, ma se anche si bruciasse il 100%, gli svedesi produrrebbero solo il 4% dell’energia di cui necessitano. Inoltre, occorre considerare anche la bassissima efficienza energetica degli inceneritori, che è circa del 20%, ottimizzata al 23% nel caso di teleriscaldamento, mentre, per fare un esempio, le inquinanti centrali a carbone hanno una efficienza energetica del 40%. Bruciare plastica, prodotta con il petrolio, un derivato dal carbone, per non bruciare carbone: ci sembra una scelta poco "intelligente"...
Ricordiamo anche che gli inceneritori non risolvono assolutamente il problema delle discariche perché circa il 30% di quanto viene bruciato diventa cenere altamente tossica, che deve poi essere stoccata, appunto, in discariche speciali.
Infine, affermare che esistano inceneritori “ad emissioni zero” fa un po’ a botte con il principio di conservazione della massa per cui “nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma”: incenerire rifiuti produce emissioni in atmosfera di diossine, furani, metalli pesanti, polveri sottili e pcb. Numerose evidenze nella letteratura nazionale ed internazionale documentano incrementi del rischio ambientale legati all'incenerimento industriale dei rifiuti, anche quando questo avviene in impianti di ultima generazione.
Insomma, se viviamo in un ambiente altamente inquinato, forse, non tutte le responsabilità vanno attribuite solo alle automobili e alle stufe a legna.


Associazione 5R Zero Sprechi

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