Cowspiracy è un innovativo lungometraggio (di cui il post produttore è Leonardo Di Caprio) nel quale l’intrepido regista Kip Andersen svela l’industria più distruttiva ed impattante del mondo contemporaneo, indagando a fondo i motivi per cui le principali organizzazioni ambientaliste mondiali hanno paura di parlarne.
Questo scioccante e allo stesso tempo ironico documentario rivela il devastante impatto ambientale che l’allevamento di animali ha sul nostro pianeta.
La FAO ha come obiettivo, entro il 2025, l’eradicazione della fame, assicurando il giusto accesso alle risorse alimentari per i 9.2 milioni abitanti previsti nel 2050.
Mentre si discute ancora sulle modalità di una equa redistribuzione delle risorse alimentari, i dati parlano drammaticamente e con chiarezza: sulla Terra ci sono circa 6.5 miliardi di persone, ma solo il 20% può nutrirsi in modo adeguato ed ha regolare accesso alle risorse alimentari, mentre il 26% della superficie terrestre è letteralmente invasa dagli allevamenti, ai quali è imputabile l’emissione del 18% dei gas serra, mentre l’uso dei veicoli ne produce il 14% (FAO).
Ciò determina una serie di danni inimmaginabili: il taglio delle foreste distrugge la biodiversità, toglie ossigeno, favorisce i fenomeni di desertificazione, aumenta l’emissione di gas prodotti dagli animali allevati in modo intensivo e ne sacrifica la vita a vantaggio di pochi, con un prezzo pagato invece da molti uomini, animali e natura tutta.
Gli animali destinati alla produzione alimentare generano ogni anno 32.000 milioni di tonnellate di CO2 e 1.050 miliardi di tonnellate di deiezioni.
Dal Rapporto FAO (Steinfeld et al., 2006, Rome FAO. Livestock’s long shadow – Environmental Issues and Options) risulta che ben il 70% delle aree deforestate in Amazzonia sono occupate da pascoli, il resto da coltivazione di foraggio.
Occorrono più di 16 chili di foraggi per produrre un chilo di carne e in media, secondo i dati FAO, occorrono da 1.000 a 2.000 litri d’acqua per produrre un chilo di grano mentre da 13.000 a 15.000 litri per ottenere la stessa quantità di carne da bovini alimentati con cereali.
Una bistecca di carne di bovino di 250 g è quindi associata all’emissione di quasi 3,4 kg di CO2, l’equivalente delle emissioni di un’automobile di cilindrata medio-grande che percorre 16 km. La produzione dello stesso quantitativo di patate genera l’emissione di circa 0,06 kg di CO2, ben 57 volte inferiore a quella della bistecca.
Per queste ragioni, entro il 2050, il mondo intero andrà incontro a catastrofiche crisi alimentari, come ha ricordato in occasione della conferenza mondiale dell’acqua ad agosto 2013, il professor Malik Falkenmark dello Stockholm International Water Institute.
Ulteriori studi scientifici dimostrano inoltre le correlazioni evidenti tra il consumo di proteine animali e i cambiamenti climatici. In particolare il Livestock – Climate Change’s Forgotten Sector Global Public Opinion on Meat and Dairy Consumption Rob Bailey, Antony Froggatt and Laura Wellesley Energy, Environment and Resources, December 2014 in modo lapidario sentenzia: “il consumo di carni, latte e derivati è una delle principali cause del cambiamento climatico.”
“L’allevamento e la produzione animale sono causa di produzione di CO2 e di deforestazione. Le foreste sono abbattute per lasciar spazio alle coltivazioni per foraggi destinati agli animali e per gli allevamenti. Le foreste sono devastate dall’impatto causato dal bestiame” (Chatham House 2014).
Nel mondo, in appena un’ora di tempo, più di 8 milioni di animali d’allevamento sono stati macellati e 114.153 tonnellate di grano sono state date da mangiare ad animali, mentre, nello stesso momento 354 bambini sono morti di fame.
Una persona che consuma una dieta completamente basata su prodotti vegetali produce l’equivalente del 50% in meno dell’anidride carbonica, consuma 1/11 del petrolio, 1/13 dell’acqua e 1/18 dei terreni in paragone ad una persona che basa la sua alimentazione sulla carne.
E’ quindi necessario comprendere che la vera rivoluzione del terzo millennio passa per i nostri piatti e che è doveroso, per la tutela del Pianeta e la salvezza di milioni di animali, riconsiderare le nostre abitudini alimentari a favore di una dieta vegetale.
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