venerdì 30 novembre 2018

Siamo certi che i rifiuti debbano necessariamente essere ardenti?


Abbiamo letto su Poputus, giornale per bambini allegato ogni martedì e giovedì a L'Avvenire, nel numero 2115 del 29 novembre 2018, un articolo dedicato alla questione degli inceneritori dal titolo “Rifiuti ardenti”. Premettiamo che il giornalino è scritto molto bene, con un taglio adatto ai ragazzi, usa parole semplici ed è sempre molto attento alla questione ambientale. E anche l’articolo in questione inizia bene: in Italia produciamo mediamente 500 kg a testa all’anno, un’esagerazione. L’ideale, si dice, sarebbe quella di produrne di meno, fare una buona raccolta differenziata e riciclare tutto. Proprio quello che ci dice di fare l’Unione Europea. Ma ecco che, a questo punto, l’articolo smarrisce il filo del discorso e fa nascere il “problema dei problemi”: “Ma i rifiuti che non riusciamo a riciclare? L’unica soluzione resta quella di bruciarli nei termovalorizzatori”. Subito dopo aggiunge: “Ma se la raccolta differenziata migliorerà nel futuro, ne serviranno sempre di meno”. A questo punto, pensavamo che la risposta alla totale inutilità agli inceneritori fosse automatica. Invece l’articolo insiste: non importa, "gli inceneritori resteranno indispensabili, serviranno ancora". E poi, "quelli moderni inquinano poco". La perla finale, poi “l’Italia deve decidere se costruire qualche nuovo impianto oppure se continuare a pagare per far bruciare i rifiuti ad altri”, fa a botte con la logica. Una tale affermazione, infatti non tiene conto del tempo necessario per costruire nuovi inceneritori, mediamente di otto anni. Contraddice poi il concetto di economia circolare di cui tutte le altre pagine di Popotus, anche nei numeri precedenti, sono permeate. Non tiene conto del principio di conservazione della materia che i bambini hanno imparato a scuola, ossia che i rifiuti bruciati non scompaiono: diventano per una piccola parte energia, ma il resto si trasforma in ceneri altamente inquinanti, da conferire in discariche, e in sostanze volatili molto pericolose (diossine e metalli pesanti). E non tiene conto, in ultimo, che un'alternativa agli inceneritori esiste e si può perseguire da subito: la strada è quella di Rifiuti Zero! Proprio in questi giorni, sono stati premiati i comuni ricicloni, comuni i cui abitanti hanno saputo dimostrare che si può produrre ogni anno una ventina di chilogrammi di secco residuo a testa, alla faccia dei “rifiuti che non si possono differenziare”. Diciamole queste cose ai nostri ragazzi se vogliamo provare a cambiare il nostro e, soprattutto, il loro futuro!
Comunque siamo certi che seguirà nei prossimi numeri di Popotus un bel chiarimento a queste "piccole inesattezze" ;-)

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