lunedì 6 febbraio 2017

Un pessimo articolo


Tra le tante persone "attente" all'ambiente e, in particolar modo, al cosiddetto "mondo dei rifiuti", ha destato non poco "stupore" un articolo comparso sul sito web greenreport (*) "Facciamo la Raccolta Differenziata ma rifiutiamo gli slogan". In esso si mette in cattiva luce il sistema della raccolta differenziata "porta a porta", sottolineando gli "eccessivi costi", soprattutto nella versione con "tariffa puntuale" e inanellando, per avvalorare questa "bizzarra" teoria, una serie di dati e di affermazioni, alcune delle quali palesemente "dubbie".
Qualche giorno fa, Enzo Favoino, tecnico e ricercatore presso la Scuola Agraria del Parco di Monza, ha scritto qualche riga a commento del suddetto articolo e ci permettiamo di riportarlo qui, sperando che possa essere di chiarimento per tutti quanti.


«Stupisce leggere ancora affermazioni di questo tipo. Questa era una discussione che abbiamo già affrontato e definito 20 anni fa, quando mostrammo le prime evidenze della convenienza economica del porta a porta. Ed il bello è che allora lo smaltimento costava 100 ITL/kg (50 euro/t) ora costa mediamente il triplo [...] e dovrebbe essere intuitivo che la convenienza del differenziare e riciclare aumenta. Lascio perdere poi alcuni dati citati nell'articolo sulle percentuali di scarto del riciclo. Testimoniano la scarsissima preparazione dell'estensione. O la sua cattiva fede. In ogni caso, un pessimo articolo.»

L'articolo di greenreport segue in sostanza una certa tradizione, che si basa su alcuni studi "condotti e commissionati" da grandi multiutility dell'area emiliano-romagnola, tendenti a screditare il sistema della raccolta differenziata mediante il sistema degli alti costi.

«Come gli ultimi giapponesi nella jungla [...] si ostinano ad adottare le valutazioni di un pessimo studio di Bain; uno studio di qualche anno fa che usava ancora il parametro degli Euro/t per la valutazione dei costi dei servizi di Igiene Urbana, quando invece tutti gli altri studi usano ormai da diversi anni il parametro degli Euro/abitante: come è peraltro ragionevole che sia, visto che il servizio di igiene urbana lo paga l'abitante, non la tonnellata. Evidentemente, dividere gli euro sulle tonnellate, premia i sistemi più dissipativi, ossia quelli in cui si producono più tonnellate di rifiuto, è un effetto distorsivo matematico, che già attorno al 1995 segnalammo, sottolineando l’opportunità di adottare il parametro Euro/abitante, criterio poi seguito in tutti gli studi di settore e nella sezione di analisi economiche del Rapporto Nazionale Rifiuti pubblicato annualmente. La migliore risposta alla tesi sottesa all’articolo (“fare tanta raccolta differenziata fa lievitare i costi”) viene dalla ricerca ufficiale, dunque avulsa da alcun interesse specifico di alcun operatore, della regione Lombardia, eseguita nel 2010. Base statistica: 10 Milioni di persone, 1545 Comuni - dite che in 5 anni qualcuno ancora non ha avuto tempo di leggerla? Ecco la slide che ne riassume gli esiti, e che è eloquente.


Altra argomentazione-cardine inclusa nell’articolo che ci ha fatto perplimere e sorridere: l'artifizio strumentale di comparare i costi odierni con quelli di 10 anni fa. Lo schema (poco) logico sarebbe: prima affermare "oggi gestire i rifiuti costa di più" - e ci mancherebbe: il sistema sconta (e meno male che è così) l’evoluzione determinata dalle Direttive UE, come la "Direttiva Discariche", con obblighi di pretrattamento, 30 anni di responsabilità finanziaria nel post-discarica, ma anche il passaggio dei limiti alle emissioni degli inceneritori a 0,1 ng-TEQ anziché i precedenti 10 ng-TEQ di diossine e furani... oltre all’aumento del costo del lavoro, delle attrezzature, dei combustibili, ecc. Poi però l’articolo sostanzialmente deduce, e qui sta il salto logico e la scorrettezza della analisi: "siccome nello stesso periodo è aumentata la RD, allora l'aumento di costo è colpa della RD". Un sillogismo davvero risibile, equivalente a dire (giusto per fare capire quanto sia irricevibile il meccanismo logico): "Le grandi multiutility sono state costituite negli ultimi anni, e siccome negli stessi anni c'è stata la crisi economica globale, allora le multiutility sono responsabili della crisi economica globale". Una logica davvero poco solida, sia nel caso di esempio, come nella analisi inclusa nell’articolo. Orbene: anche su questo tema, lasciamo rispondere all’evidenza. Basta il grafico riportato sotto, che fa vedere l'aumento dei costi dei servizi di igiene urbana in Italia in 10 anni (= 60% circa), e nello stesso tempo, l'andamento nel Consorzio CONTARINA (uno dei Consoorzi-record a livello mondiale per tassi di raccolta differenziata e pratiche di minimizzazione dello smaltimento: 86% di RD. Bene, nel loro caso si registra solo l’8% di aumento del costo del Servizio, largamente inferiore non solo all’aumento medio in Italia, ma allo stesso aumento dell’indice ISTAT o indice dei prezzi al consumo): con ogni evidenza, dunque tanta raccolta differenziata non solo fa risparmiare, ma contiene anche l’aumento del costo nel tempo, anche se a chi non crede in essa conviene dire, con il salto logico sopra evidenziato, che "l'aumento è colpa della RD".


Ma siamo, con ogni evidenza, nel campo delle argomentazioni strumentali. Continuiamo solo, e con deferenza, a sperare che un giornalismo avveduto non ne cada (più) vittima. Prontissimi a fornire tutte le evidenze del caso, perché il prossimo articolo in merito sia più solido e faccia davvero informazione, non distorsione della stessa.»


Giorgio Elìtropi ------------------------------- (*) Per esperienza personale, diffidate sempre di quei siti che inseriscono "green, eco, ecc." nel proprio nome per trattare argomenti ambientali. Come insegnava la mia professoressa di latino delle superiori, ricordano tanto quelle "repubbliche democratiche popolari" che di democratico e popolare avevano veramente poco...

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